Addio Erriquez, voce “scatenata e libera” e anima di Bandabardò

È morto questa mattina nella sua casa di Fiesole, Enrico Greppi, alias Erriquez, volto e anima di Bandabardò. A confermare la notizia, il suo manager Francesco Barbaro, al suo fianco sin dall’inizio. L’artista aveva lottato per un po ‘con il male cattivo, ma la sua riservatezza e la sua energia non avevano mai permesso a nulla di risplendere dall’esterno. Il 1 settembre aveva 60 anni.

I Bandabardò, la famiglia “ allargata ” del nostro folk rock

“Il gruppo folcloristico italiano più selvaggio, rumoroso e colorato nel mondo degli affari”, si legge aprendo il sito ufficiale del gruppo. Erriquez rappresentava al meglio questo spirito. Con Bandabardò aveva da poco festeggiato i 25 anni di carriera con un grande evento al Mandela Forum di Firenze, con tanti amici artisti, e sin dalla sua nascita nel 1993 il gruppo è sempre rimasto fedele a se stesso e ai suoi ideali. riferimento nel panorama musicale degli anni ’90 e oltre, a tal punto che ancora oggi il coro “Si je me detends collondrement” continua ad essere cantato da tutte le generazioni. Riservatissimo ma solare, Erriquez ha sempre combattuto anche in campo sociale abbracciando le cause dei più deboli.

“Salutiamo con gratitudine un generoso guerriero e un grande poeta” sono le commoventi parole della sua famiglia. “La mia è stata un’avventura”, ha scritto Erriquez nel suo ultimo messaggio pubblico. Senza dubbio, non c’è niente di più vero. Ecco il testo completo: “

“Ogni storia ha la sua vita e ogni vita ha mille storie. La mia vita è stata l’arrivo della musica, l’incontro di persone, la magia, le storie, mille soli splendenti e il vento in faccia. Non ho rimorsi, non ho rimpianti, la mia vita è stata un’avventura. Finalmente, dopo tanti inutili vagabondaggi, ho trovato la donna perfetta e l’ho sposata, facendola mia per sempre, la mia vita, compagna di viaggio e di sogno, la mia migliore amica, mia moglie, mia moglie Silvia a cui devo tanto, a cui devo devo tutto. Sono l’orgoglioso padre di un figlio straordinario, il meglio che si possa desiderare, con il sorriso più bello del mondo. Rocco. Mi piaceva avere i migliori compagni che potevo avere, la mia fascia del cuore, la nostra meravigliosa e colorata creatura. In questo grande cerchio saluto e ringrazio tutti quelli che mi hanno amato e tutti quelli che ho amato, i nomi sono tanti, sai chi. Un abbraccio che avvolge! Aloha !!!
(Erriquez)

Il loro primo album è stato pubblicato nel 1996 e si distingue dal titolo: Il circo Mangione e bastava guardare la copertina per capire che era già un programma: due cavalli pieni di gente, strumenti musicali tra cui contrabbasso e batteria, altoparlanti, microfoni e chitarre: l’eterno mito della strada come vita , una vita piena di sacrifici ma anche di gioia, amore, bellezza, combattuta in nome della musica, dello stare insieme, della condivisione di esperienze. Era l’essenza più intima della banda di cui Erriquez era il profeta, un profeta gentile con i capelli lunghi e la barba arrotolata, ha riportato in scena un romanticismo che mancava, che sembrava ad alcuni sembrare senza tempo e che al contrario , era semplicemente senza tempo perché i valori di cui era portatore erano i più belli di cui l’esperienza umana è diventata portatrice. L’eterno sogno di una notte intorno al fuoco con una chitarra per raccontare storie e cantare canzoni, insomma, per lodare la vita, proprio come quei beatnik che hanno fatto l’unica, vera rivoluzione incruenta, portando vita e vita come si diceva. ‘amore’ sulla strada ‘, questa strada cantata da Jack Kerouac, in cui si rispecchiavano le speranze di una vita migliore di tanti giovani.

Questo messaggio è stato testimoniato, portato dal gruppo con una coinvolgente e generosa presenza sul palco con canti fatti come sogni, appunto Grandi sogni: “Dovresti sempre fare grandi sogni / E il tuo viso rivolto al cielo / Viaggi d’avventura / Ma tu mi dirai:” Ah, poesia! / E non mangi, sai, con la poesia! “. Eppure ci credettero e dimostrarono che invece si poteva mangiare con la poesia. E con le notti piene di stelle, questa” stella che si alza e il gruppo si innamora “della loro canzone simbolica,” BB », remake di la famosa canzone dedicata a Brigitte Bardot ma con il testo modificato per celebrare la bellezza in tutte le sue forme.

Quando è uscito Il circo Mangione nel resto d’Italia non erano ancora molto conosciute ma in Toscana erano già un mito, tanto che nel secondo brano dell’album, W Fernandez, con Erriquez cantato Piero Pelù: “Versare un bicchiere a un albero sradicato / Spinto dal vento e dalla curiosità / Un nomade innamorato e felice”.

Una volta, quando non c’erano i social media e la qualità si misurava in campo, si faceva così: club dopo club, partendo dai luoghi più vicini e andando sempre più avanti. E man mano che il successo cresceva e quindi due anni dopo, nel 1998, quando uscì il secondo album, Iniziali Bi. Bi., il gruppo è già cresciuto molto. In questa cartella c’è Beppeanna, che diventerà il brano simbolo, cantato in coro dal pubblico in tutti i concerti: “Concentrato, ritmo e vitalità concentrati Ritmo e vitalità concentrati / devo gas / voglio energia / metto carbone e follia / Se io rilassati, crollo / mi manca l’aria e quindi la gioia … “.

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