Coprifuoco, ipotesi del governo: chiusura alle 18

Coprifuoco, ipotesi del governo: chiusura alle 18

La consapevolezza che è necessario intervenire nuovamente, ma anche la convinzione che le misure debbano essere considerate e studiate perché non è solo l’emergenza sanitaria a preoccupare Giuseppe Conte ma anche economico. Il presidente del Consiglio mette in guardia contro le pressioni di medici e presidenti di regione, ma non per questo – litigano a Palazzo Chigi – sta cambiando metodo di lavoro. Con tutti gli impegni annullati ieri, ha raccolto sulla sua tavola tutte le ricette regionali, abbinandole ai dati sui contagi e sulla capacità di risposta del sistema sanitario locale.

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Intervento chirurgico per evitare nuovi confinamento Nazionale resta l’obiettivo – sempre più ambizioso – del Presidente del Consiglio che è anche immune all’appello che un centinaio di scienziati ha rivolto al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ovviamente una risposta del Capo dello Stato, se ce ne fosse stata una ieri, sarebbe finita a sovrapporsi alla linea di governo, anche se il dialogo è costante e Mattarella non manca il suo appoggio invitando il Paese al unita nazionale.

Non escludere nuovi interventi significa per Conte valutare prima tutte le ricadute e l’efficacia delle misure, comprese quelle già intraprese con l’ultima. dpcm e le azioni intraprese dai presidenti regionali che hanno lavorato tutti a stretto contatto con i ministri Boccia e Speranza. Quest’ultimo è tornato ieri sera per chiedere al presidente del Consiglio interventi drastici. Rafforzato dall’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità che chiede “limitazioni alla mobilità e attività non essenziali” “nelle zone più infette”. L’accento è posto su palestre, piscine, parrucchieri e centri estetici, l’obbligo della formazione a distanza per gli ultimi tre anni delle scuole superiori e il blocco del traffico subregionale. Fino all’ipotesi di a chiusura generale bar, ristoranti e negozi alle 18:00 la prossima settimana. L’obiettivo dell’inasprimento, sollecitato dal ministero della Salute, è limitare ancor di più la circolazione delle persone anche se aggiungono poco a territori, come la Campania, che hanno adottato misure ancora più rigorose.

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Svelare le ordinanze regionali non è facile per Conte. Soprattutto non è facile trovare misure che piacciano a tutti, vista la resistenza delle regioni settentrionali a misure che finiscono per colpire l’attività produttiva. Con un occhio a quello che sta succedendo in Europa, dove ci sono Paesi con il doppio dei nostri contagi, Conte spera di potersi limitare a interventi mirati nelle città dove i contagi sono fuori controllo. Mini serratura che ancora consentono lavoro e scuola, dall’asilo al primo biennio di scuola media superiore. Ma la pressione dei ministri del PD è forte. Ieri si è trovata la dem in direzione del partito dove all’emergenza sanitaria si è fortemente aggiunta anche la lunga lista di cose che chiedono di cambiare l’azione di governo con l’idea che ha cominciato a circolare che sarebbe stato meglio “Chiudi tutto adesso per qualche settimana per salvare il Natale”. Ma la serrata, come il coprifuoco alle 21, non piace a Italia Viva che si ritrova al contrario con il Pd a chiedere l’attivazione del Mes.

Lo sviluppo delle misure non sarà facile perché, come sostiene il ministro De Micheli, “è in corso un dibattito all’interno del governo”, e questo potrebbe durare tutto il fine settimana. Lo stesso Speranza si è trovato ieri nel mirino di Renzi per le “mancanze” riscontrate nella gestione dell’emergenza che Di Maio individua nelle lunghe file al drive-in per i test. Ma che qualcosa si farà presto è evidente anche dall’intensificarsi degli incontri a Palazzo Chigi dove ieri, oltre al ministro Speranza, è salito anche il commissario Domenico Arcuri, che ha ancora 1.300 ventilatori polmonari nei magazzini. Il coprifuoco deciso da cinque regioni sta bloccando la vita notturna, ma anche gli scienziati sono scettici sulla sua efficacia. Se la seconda ondata è peggiore della prima, c’è chi non esclude che tra dieci giorni l’Europa si ritroverà quasi del tutto in confinamento e l’Italia non sarà lasciata fuori, ma in questa fase di emergenza tutto è possibile. Compresa l’ipotesi, anch’essa in discussione a Palazzo Chigi, di chiudere tutto dalla prossima settimana, lasciando a tutti la possibilità di andare a lavorare – se non possono farlo da remoto – al supermercato e al farmacia.

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Ultimo aggiornamento: 01:14


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