Ottimo primo tempo del portoghese (uscito in finale per un problema alla caviglia), che segna e colpisce un palo. Ma la squadra di Inzaghi ha pareggiato all’ultimo minuto
Felipe Caicedo ha da tempo un posto nell’epopea della Lazio. La notizia è che rischia di entrare nelle enciclopedie del calcio. Cesarini a zona schivata, è l’uomo degli ultimi minuti, il gigante che segna ancora alla Juve, anche oltre i 90 ‘, come in campionato un anno fa. L’azione: un brutto pallone perso da Dybala scatena il classico assalto della Lazio. Correa salta bruscamente Bentancur e la serve in zona, Caicedo gira su Bonucci e la mette in angolo. La novità è che, rispetto alla passata stagione, il gol pesa sulla classifica perché il risultato finale non è 3-1 come a Riyadh ma 1-1. Tutto questo pesa più su Pirlo che su Inzaghi, a cui il punticino dà più morale che spinta in classifica. La Juve sale a soli 13 punti, -3 dalla vetta in attesa del Milan, e rischia di passare la pausa a fare domande. Anche su un quattro contro tre sprecato – solo lui – da Ronaldo.
IL GIOCO
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Questa Lazio-Juve, prima ancora della finale, era stata strana. Tra i tanti modi in cui una donna sa vincere una partita, questa domenica Pirlo ha scelto di strappare una pagina dal manuale della famiglia Inzaghi. La Juve ha difeso basso, arroccato davanti a Szczesny e rilanciato, lo scenario scelto durante tante notti di gloria dalla Lazio. Non solo, il gol di vantaggio di Ronaldo è arrivato da un bel cross di Cuadrado e soprattutto da un fondamentale CR7 da grande attaccante: partire da fuorigioco e rientrare un centimetro oltre la linea di difesa al momento giusto. Puro stile Pippo. In tutto questo, un dubbio al rallentatore per il pomeriggio: una punizione di Milinkovic nella ripresa è finita sulla barriera della Juve e l’ampio braccio di Ronaldo catturato dalle telecamere potrebbe costringere i cineoperatori a un lungo. serie di repliche.
JUVE DA C ONTROPIEDE
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Insomma, la Juve ha giocato una partita diversa dal solito, lontana dalle intenzioni di Pirlo. Partita meno concentrata, molto meno possesso palla ma tanta voglia di aiutare, lottare, stringersi. È il sacrificio, secondo i comandamenti storici della casa. Non a caso la Lady in Blue ha ottenuto almeno tre buoni punteggi per un documentario sul contropiede. Minuto 37: ripartenza veloce con un tiro di CR7 (esterno). Minuto 43: quattro contro quattro con Ronaldo che, su passaggio leggero di Kulusevski, muove la palla e colpisce con il destro. Pole. Minuto 20 del secondo tempo: gioca come un fuoriclasse dello svedese con il 44 che si smaterializza tra due avversari e ricompare cinque metri dopo per i quattro contro tre della Juve, mal gestita da Cristiano. CR7 uscirà poco dopo, sostituito da Dybala: non sembra importare, ma le prossime ore chiariranno. Pirlo quindi, al di là dei pensieri dell’infermeria, torna a Torino soddisfatto soprattutto della presa difensiva: Bonucci ben dietro, Rabiot molto bene al centro.
LAZIO DELL’ORGOGLIO
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La Lazio invece ha rotto la testa per 90 minuti sullo stesso puzzle: come attaccare il muro azzurro della Juve arroccato negli ultimi 30-40 metri. Muriqi non è mai stato pericoloso, Correa era a soli 25 minuti dalla fine e Luis Alberto non è andato oltre a qualche giocata di qualità. Intensità, nel complesso, poca. La migliore occasione del primo tempo è quindi arrivata, dopo 20 minuti, con un classico di casa: il lancio lungo di Radu per Milinkovic, che ha scavalcato Danilo per il vantaggio. Sembrava tutto troppo poco, tutto inadeguato fino alla magata finale di Caicedo, con il quinto gol a 90 ‘dall’inizio della scorsa stagione. Per le statistiche normali, ricontrolla più tardi.
8 novembre 2020 (modifica l’8 novembre 2020 | 15:12)
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