Propaganda musulmana: l’ambasciatore Attanasio era islamico, ma il sacerdote lo nega

In momenti tragici come la morte dell’Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, la scorta dei fucilieri, Vittorio Iacovacci e l’autista, Mustapha Milambo, sarebbe opportuno un cordoglio composto, per un fatto gravissimo le cui dinamiche non sono ancora chiare. Atto di banditismo? Un tentativo di rapimento è andato storto? Plausibile, stiamo indagando in quella direzione, ma per ora l’unica cosa certa è che ci sono tre morti.

Eppure, anche in queste circostanze, c’è chi non perde occasione per praticare l’ideologia islamica, arrivando a manifestare una presunta conversione all’Islam da parte del compianto ambasciatore Attanasio, citando “fonti attendibili vicine della famiglia”, al rifiuto di il parroco. Così il sito islamico “La Luce News”, che a più riprese è stata la grancassa di Erdogan, inizia con un articolo dal titolo “L’ambasciatore Luca Attanasio era musulmano, è un martire, dice l’imam”.

Secondo il sito, diretto da Davide Piccardo, già noto per le sue posizioni pro-Morsy e pro-Erdogan oltre che per la telecronaca “il giro gratis è finito“A proposito degli scontri in Francia di alcuni anni fa davanti ad alcune sinagoghe, Attanasio si era convertito durante il suo periodo di servizio in Marocco, prendendo il nome di” Amir “. Il sito comunica che l’imam della moschea di Cascina Gobba, Baraa al Obeidi, Ha chiarito che Luca Attanasio deve essere considerato a tutti gli effetti un martire secondo la definizione islamica, questo perché ucciso come innocente e come “ucciso nell’ambito del suo impegno umanitario”.

Peccato che la sera sul giornale Il Messaggero avvenuta la smentita di don Angelo Gornati, parroco di Lambiate che conosceva bene Luca: “Ho celebrato personalmente il suo matrimonio, con il rito previsto per il religione mista. In pratica, una persona di un’altra religione può partecipare alla promessa e all’impegno sacramentale. Lo stesso che ha fatto Luca in Marocco, con una cerimonia simile per la moglie. Sono dovuto anche andare in Marocco ma non ho potuto. Comunque posso dire che Luca era un cattolico praticante. Aveva mantenuto legami con l’oratorio. Era una persona molto aperta e positiva e forse aveva accompagnato la moglie a un rito islamico, ma non lo so. Questa apertura potrebbe essere stata presa come una dichiarazione. In ogni caso non ci appare, né a noi in parrocchia, né alla famiglia Attanasio ”.

Il pezzo pubblicato sul sito prodotto da Piccardo prosegue con la precisazione dell’agguato, inserendo citazioni di gruppi armati attivi nella regione: “L’area confina con l’Uganda e il Ruanda e vi operano molti gruppi ribelli e criminali, tra cui gli hutu delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda in guerra con il governo di Kigali e l’Esercito di Resistenza del Signore, un gruppo armato. di Joseph Kony, per questo la responsabilità dell’attacco non è stata ancora stabilita.

Da notare che “gruppo armato ugandese assetato di sangue di origine cristiana”. Non ci sono però approfondimenti sulle Forze Democratiche Alleate (ADF), attive nella regione del Kivu e indicate da molti analisti come alleati sia dell’Isis che del somalo al-Shabab, come già illustrato dal New York Times e di Fondazione Jamestown. Gruppo fondato alla fine degli anni ’90 da islamisti noto con il nome di “Tabliqs” e che nel 2013 ha provocato un esodo di 60.000 profughi, ed è Al Jazeera per dirlo.

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Insomma, era davvero necessario far emergere la questione religiosa di Luca Attanasio? Era rilevante? Qualcuno o qualcosa ne aveva bisogno? Forse il sito deve fare ancora clic? O forse nemmeno quello. Ha senso far emergere il concetto di “martirio” in stile islamico in un momento drammatico come questo? È appropriato? Perché islamizzare una simile tragedia a tutti i costi? L’affiliazione religiosa aggiunge o danneggia la vittima? Tutte domande a cui pensare.

Dopotutto, il sito “La Luce” era già stato evidenziato con l’uscita di Silvia romano mentre Davide Piccardo ha postato sui social la sua soddisfazione per la partecipazione alle operazioni dei servizi segreti Erdogan, gli stessi servizi segreti che hanno trasferito i jihadisti in Libia.

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