BUGIE E TRADIZIONI – Un terremoto strutturale destinato a rivoluzionare il calcio. E tra i grandi sostenitori c’è appunto Perez e Agnelli, ancora sostenitori del progetto e – da ieri sera – rispettivamente presidente e vicepresidente della nuova Superlega. Doppio cambio di ruolo per il numero uno della Juventus. Il quale, entrando a far parte di questa élite europea, si è dimesso dalla carica di presidente dell’ECA, l’Associazione dei Club Europei, che ieri – tramite un comunicato – è stata denunciata contro il nuovo format. Una dichiarazione alla quale non ha partecipato lo stesso nipote dell’avvocato: La Gazzetta dello Sport, infatti, racconta come scappato non rispondendo al telefono per diverse ore. E qui iniziano i primi paradossi. Perché appena un mese fa, durante l’assemblea generale della Cea, Agnelli definì “un modello ideale” questa nuova UEFA Champions League, che sarà ufficializzata oggi dal Comitato Esecutivo di Montreaux. “Se i club hanno lavorato da soli a un progetto, penso che per ora si fermeranno qui” ha spiegato Agnelli, sostenendo un nuovo torneo che – dal 2024 – rivedrà il format della Champions League, garantendo 10 partite a stagione per tutti i club e 36 partecipanti. Un tradimento verso l’ECA ma, allo stesso tempo, anche verso la stessa UEFA e il grande amico Ceferin: un rapporto extra-politico, basti pensare che il numero uno della UEFA è il padrino della figlia del presidente della Juventus. Che in nome della Super League ha sacrificato un’amicizia e ha voltato le spalle a Ceferin.
NO AI FONDI – Ma questo non è l’unico cambiamento nella strategia di Agnelli, una vera e propria variabile in preda al panico pronta a tutto per attuare la rivoluzione. Si pensi, infatti, alla questione dei fondi: lo scorso novembre, infatti, i 20 partecipanti all’assemblea della Lega Serie A hanno votato a favore di portare fondi in Lega.. Il loro sì a Cvc-Advent-Fsi, private equity interessato al 10% della Serie A, avrebbe garantito 1,7 miliardi di casse del club. Ma poi, verso gennaio, ha cambiato completamente idea, mettendosi saldamente in una posizione ostile ai fondi. La ragione? Una clausola – nel contratto – che vietava, per almeno 10 anni, il sostegno a progetti tipo Super League, che avrebbero quasi annullato l’attrazione dei campionati nazionali.
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