ter con Renzi, Pd e M5S spingono i primi

Governo, resa di Conte: ter con Renzi, Pd e M5S spingono il presidente del Consiglio

Gira, gira, torni al punto di partenza perché i “responsabili” non escono in pieno giorno e le elezioni anticipate sarebbero un disastro per il Paese perché Bruxelles bloccherebbe i 209 miliardi del piano di stimolo, mentre i vaccini arriverebbero con difficoltà come immagina che facciamo. una campagna elettorale di cui sopra sarebbe suicida.

E così, dopo giorni di minacce e avanti e indietro, i mediatori del Partito Democratico – Dario Franceschini nella testa – sono tornati per parlare Matteo renzi per ricostruire un quadro che permetta Giuseppe Conte andare sulla strada “ter” e non “schiantarsi”, come profetizzato da Andrea Orlando, giovedì a Palazzo Madama, quando i senatori saranno chiamati a commentare la relazione del ministro Alfonso Bonafede.

L’UFFICIO POSTALE
Ma a spingere Conte a riaprire il dialogo con Renzi per un “ter” è anche il M5S che non piace il conte sul suo capo delegazione e ha dato a Conte 48 ore per far uscire il “responsabile” o più realistico accettare che si ricomponga la maggioranza con Iv, magari allargandola a destra con FI o altri pezzi al centro. Luigi Di Maio precisa che, essendo intervistato a “mezz’ora in più”, non rifiuterà il voto infrasettimanale ad un semplice passaggio parlamentare. “Il voto sul rapporto Bonafede è un voto al governo”, ha detto Di Maio, che ha poi postato sui social una foto con il Custode delle Foche. Ma il ministro degli Esteri blocca anche la strada a possibili “segnali politici”, chiesti il ​​giorno prima dal dem e da Conte, su un tema, quello della giustizia o più precisamente della prescrizione, che i 5S ritengono “indisponibile”. “perché troppo identificativo. E così l’attuale tentativo è quello di fare i conti con Italia Viva, che è riuscita in questi giorni a respingere assalti e minacce, per trovare un accordo che consenta a Conte di presentarsi domani al Quirinale per dimettersi e ricevere il nuovo anche su. la base per dichiarazioni politiche inequivocabili da parte dei leader della maggioranza.

Seguiamo quindi la strada per aprire e chiudere in poche ore una crisi che di fatto va avanti da settimane e che rallenta notevolmente la costruzione del piano di ripresa, come ha ammesso ieri su “La Stampa” il ministro delle Politiche comunitarie Enzo Amendola. . Il dem passa poi alla trattativa dopo settimane senza mai più con Renzi “e spinta impressionante al voto dell’ex Pci che ora potrebbe finire al governo con Maria Elena Boschi. Ma prima di tutto dovranno portare Conté a un accordo. Chiuso il programma e i nomi per convincere sia il Presidente del Consiglio, ma anche il Capo dello Stato, della fattibilità di un nuovo governo.

Per non essere d’accordo con Osvaldo Napoli (FI) che considera Conte “non la soluzione ma il problema” per riunire una nuova maggioranza, il presidente del Consiglio dovrà rendersi nuovamente concavo e convesso e accettare questa più che probabile riduzione che deve affrontare. permetterà comunque di restare a Palazzo Chigi per un terzo governo con diversa terza maggioranza. Se l’immagine riuscirà a rimettersi in sesto, avrà vinto quella parte del Pd che ha sempre chiesto di vedere le carte di Renzi, che non ha mai ufficialmente posto il veto a Conte anche se per molti era l’obiettivo finale. dall’ex segretario del Partito Democratico che ha lavorato duramente per tenere uniti il ​​partito ei gruppi. I ministri che hanno spinto Zingaretti, segretario del Pd, ad autorizzare un tentativo che rimanda a un’altra data l’idea di “asfaltare” la pattuglia parlamentare, ancora contraria al voto anticipato, e da tempo critico nei confronti di Palazzo Chigi ” Renzi si allea con l’avvocato del popolo. D’altronde la crisi della maggioranza è durata troppo a lungo per nasconderla ai mercati e a Bruxelles.
Trovare un nuovo accordo per rimandare anche il regolamento dei conti a tempi migliori è il minimo che il paese si aspetta.

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Ultimo aggiornamento: 06:25


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