Usa, i generali in relazione. Biden vuole riparare le lacrime di Trump

NEW YORK – Il presidente uscente Donald trump ancora non rinuncia a informazioni riservate, rifiutandosi di riconoscere la vittoria del suo rivale. È Joe biden cercate di aggirare il muro delle omissioni chiedendo aiuto ai vecchi generali.

“Come sapete, non ricevo i briefing sulla sicurezza nazionale che mi sono dovuti. Ho bisogno che analizzi la situazione e sia pronto per le sfide dell’immediato futuro”, ha detto al briefing. virtuale tenuto a porte chiuse nella sua centrale operativa. di Wilmington.

Un incontro a cui sono stati invitati volti noti dell’amministrazione Obama: personalità influenti con stretti legami, capaci, insomma, di raccogliere immediatamente per lui le informazioni mancanti. Persone come l’ex vicedirettore della CIA April Haines, ora nel team di transizione. Ex ambasciatore delle Nazioni Unite Samantha Power ed ex vice consigliere per la sicurezza nazionale Tony sbatte le palpebre.

E soprattutto soldati che fino a pochi anni fa ricoprivano posizioni chiave nella catena di comando. A cominciare dall’ammiraglio William McRaven, ex capo dei Navy Seals, e nel 2011 la menzogna dell’operazione Neptune Spear, che si è conclusa con la morte di Osama Bin Laden. E poi il generale Lloyd Austin, ex capo del CentCom, il commando centralizzato. Bene Stanley McChrystal, l’ex comandante delle truppe Usa in Afghanistan, costretto a dimettersi nel 2009 dopo lo scoop di Pietre rotolanti che ha denunciato gli insulti (espressi in privato) contro l’attuale presidente eletto.

Una lacrima ricucita un mese fa quando, insieme ad altri 500 ufficiali, ha approvato il dem: “Lui e Obama vedevano le cose diversamente da me. Ma mi hanno comunque ascoltato e le loro decisioni sono state prese sempre sulla base di certe informazioni e valori comuni trovati “.

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Per l’amor del cielo, a differenza di quello che ha fatto Risorsa all’inizio del suo mandato, quando prestava servizio come generali, solo per licenziarli tutti (e ora anche l’ex capo di stato maggiore, il generale John kelly, critica “il ritardo nel passaggio di consegne, un pericolo per la nazione”) Biden intende mettere una donna a capo del Pentagono: l’ex Sottosegretario alla Difesa Michéle Flournoy. Ma il briefing di ieri, che ha parlato delle “sfide diplomatiche, di difesa e di intelligence che l’amministrazione erediterà, concentrandosi sul panorama strategico e sulla necessità di preparazione da parte dei dipartimenti e delle agenzie di sicurezza nazionale”, ha affermato. Lo afferma la breve nota pubblicata dal team di transizione dimostra la volontà di tornare ad ascoltare i super esperti.

Tanto più in una situazione critica come quella attuale: Trump voleva addirittura bombardare l’Iran una settimana fa e si sta preparando in attesa di un ritiro da Afghanistan, Iraq e Somalia entro il 15 gennaio, vale a dire. 5 giorni dopo il cambio della guardia. Casi complessi dove è necessaria la competenza di chi ha lavorato sul campo: appunto militare come McRaven e McChrystal.

D’altronde ha lanciato l’allarme anche il repubblicano Marco Rubio, senatore della Florida a capo della commissione intelligence: “I nostri avversari non aspettano”. Mentre il fronte repubblicano, finora ostinatamente al fianco di Trump, comincia a sgretolarsi: preoccupato che l’aggressione alla fine gli farà perdere il ballottaggio del 5 gennaio in Georgia, cruciale per stabilire la maggioranza al Senato, nel dribbling hanno iniziato a congratularsi con il collega, che presto diventerà vicepresidente, Kamala.

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