E’ morto Peter Bogdanovich, regista di “Paper Moon” e “The Last Show” – Corriere.it

a partire dal Paolo meghetti

Il grande regista, anche sceneggiatore, vera leggenda di Hollywood, è morto per cause naturali nella sua casa di Los Angeles. Per “The Last Show”, con Jeff Bridges, è stato nominato per l’Oscar come miglior regista

Era il più cinefilo dei registi americani. Si è spento giovedì 6 gennaio, all’età di 82 anni, Peter Bogdanovich Era il primo produttore americano venire da critico, dopo un’adolescenza in cui segue a sedici i Classi di recitazione di Stella Adler e si misura con a regia teatrale. Ma già a vent’anni ha fatto il salto al cinema, scritto per riviste specializzate e l’organizzazione per il Museum of Modern Art di New York di mostre dedicate a i suoi idoli: Orson Welles (che intervisterà per un libro destinato a diventare famoso come quello di Truffaut su Hitchcock), Howard falchi e John Ford.

il salto al cinema fare è inevitabile e passa attraverso il fabbrica di Roger Corman, dove assume tutti i ruoli (compreso quello di “Rimodifica”, girando scene aggiuntive con Mamie Van Doren, a cinema sovietico fantascienza), per debuttare nel 1968 con “Obiettivi”, dove Boris Karloff interpreta praticamente se stesso: un attore horror di fine carriera. Ma è con “L’ultimo spettacolo” che Bogdanovich si impone, la storia di a città texana negli anni ’50, dove io sogni e il avventure
sentimentale intrecciarsi con ilchiusura imminente dell’unico cinema della città (che per la sua ultimo spettacolo può proiettare solo “The Red River” di Hawks). Il film è stato portato trionfo dalla critica americana (otto nomination, dovevo Oscar: attore e attrice non protagonisti) ma forse proprio per questo attaccato duramente dei francesi che potrebbero aver visto a regista in grado di competere con i loro “autori” per questo supremazia Nel paradiso a partire dal cinefili.

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Quindi i suoi film successivi, forse un po’ troppo debito voler essere un omaggio Al cinema classico, hanno finito per essere ben accolti meno trionfante e soprattutto non raccoglierlo consenso pubblico che, soprattutto a Hollywood, è sacro: “Ma papà ti manda da solo?” (1972) interpretato da Ryan O’Neal e Barbra Streisand Still riesce ad essere un tributo indovinato a “Susanna!” de Hawks e “Paper Moon” (1973), che ha vinto un Oscar alla recluta Tatum o’neal, e racconta la storia di a piccola ragazza accompagnando il papà traditore (Ryan O’Neal, il suo vero padre) inAmerica in fretta, diverte. Il rischio è però quello di strafare con il spirito di citazione, così come quanto segue “Margherita Miller” (1974, secondo Henry James, con Cybill Shepherd, allora compagno del regista) fatica a non infilarsi inolografia. Ma è da “Finalmente è venuto l’amore” (1975), allora “Vecchia America” (1976) e “Saint Jack” (1979) che ilispirazione cinefila non dà più energia alla messa in scena o si riduce a a gioco sterile a partire dal fare riferimento e preventivo che il pubblico fatica a comprendere.

il destinazione così sembra rabbia con Bogdanovich quando suo marito uccide l’ex compagno di giochi Dorothy Stratten, che si legge in “… e tutti risero” (1981), perché geloso a partire dal relazione aveva avuto durante la sparatoria con il regista (Bob Fosse ispirato alla tragedia per “Star 80”). Un lungo inizio qui eclisse professionale, costringendo Bogdanovich a ripiegare su film per la TV non di ottima qualità, anche se la sua mano può ancora essere vista in “Dietro la maschera” (1985, storia di un ragazzo con una grave malattia deformante) e in “Texasville” (1990, dove riprende la storia e i personaggi di “L’ultimo spettacolo”) così come nei due episodi per i quali ha diretto “Angeli caduti” (1995) poi “Io Soprano” (2004).

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Questi sono gli anni in cui Bogdanovich torna alle critiche, scrivendo sul suo amati maestri (a quelli già citati si aggiungono Alan Dwan e l’americano Lang) fino alostracismo da Hollywood gli permette di diretto ciò che rimane, involontariamente, suo il canto del cigno: “Anything Can Happen on Broadway”, divertente e commedia arrembante che si ispira alla tradizione di “Cazzo commedia” (Lubitsch è citato più volte) ma quello aggiornare con un dose piacevole a partire dal ironia e sensualità.

6 gennaio 2022 (modificato il 6 gennaio 2022 | 21:42)

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