Regno Unito, Johnson alla prova dei sondaggi dopo Covid e Brexit. Il rischio delle “città rosse” e l’onere della ristrutturazione di Downing Street

Da allora è la data delle elezioni più importante 2019, di quelli elezioni che ha segnato il trionfo curatori di Boris Johnson, Capo Tory e il primo ministro. Da allora, tuttavia, la politica britannica è stata scossa da – almeno – due eventi che ha cambiato il corso della storia di Regno: il primo, già certificato dal referendum del 2016, ovvero il divorzio dalUnione europea e il secondo, completamente imprevedibile e inaspettato, che è il Pandemia di covid-19, su cui il governo ha potuto cambiare marcia per andare in campo una delle campagne di vaccinazione più efficaci al mondo. A complicare le sorti del premier c’è anche il “porta carta da parati”, lo scandalo legato alle opere lussuose di restyling nell’appartamento privato del primo Downing Street, che rischia di mettere in pericolo la riconferma del “muro rosso”, le città fortificate di Lavoro duro e faticoso dal nord dell’Inghilterra, Midlands e Galles più di due anni fa Johnson si era allontanato dai suoi rivali.

Al Super giovedì Il 6 maggio, quando circa 48 milioni di cittadini sono chiamati alle urne dal 7 al 22, si votano le elezioni amministrative Regno Unito (incluso per il sindaco di Londra, anche se la rielezione dei laburisti Sadiq Khan è stato a lungo dato per scontato) e per il costo aggiuntivo di telecamera una Hartlepool, e i parlamenti vengono rinnovati in Galles (dov’è il Lavoro duro e faticoso deve difendere la sua tradizionale maggioranza relativa) e Scozia, che con la vittoria di separatisti – come previsto dal sondaggi – vede il secondo tentativo referendario per la secessione del UK, dopo il fallimento del 2011.

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29 aprile – a seguito della notizia dello scandalo e della relativa inchiesta sulla ristrutturazione dell’appartamento a Downing StreetYouGov ha dato ai conservatori una stabilità del 44%, o addirittura 11 punti in più rispetto ai rivali laburisti Keir Starmer, leggermente inferiore a 33. In pratica, un punto oltre quanto indicato dallo stesso seggio una settimana prima e 2 in più rispetto al 9 gap sufficiente per la formazione di BoJo per vincere le politiche di fine 2019 su Lavoro duro e faticoso poi guidato da Jeremiah Corbyn.

Un sondaggio più recente di Sunday Times, d’altra parte, analizza il gusto per primo nelle città del “muro rosso” che ha portato alle elezioni politiche di dicembre 2019 Johnson a Downing strada: il registro mostra che il file Lavoro duro e faticoso è al 45% mentre I Tory 44% delle intenzioni di voto. E anche a livello nazionale, il giornale dà il Lavoro duro e faticoso solo un punto dietro Tory, 40 contro il 39% (il resto degli elettori prende il 6% di partito con il LibDem e il 4% con Dato). Non è un buon segno per il Presidente del Consiglio che, fino a poche settimane fa, era in ascesa per la vittoriosa campagna di vaccinazione contro il Covid-19, era saldamente in testa. L’inchiesta del Sunday Times rivela che il 32% degli elettori del “Muro Rosso” ha meno probabilità di votare per i conservatori oggi rispetto a un mese fa, ovviamente perché sentono un po ‘di miseria intorno alla vicenda.

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Tuttavia, resta l’apice del consenso nazionale complessivo Tories, ha confermato l’ultima settimana di aprile agli stessi livelli anche da altri due Istituti; solo Loro muoiono, in un’indagine condotta prima delle rivelazioni contro Johnson sulla ristrutturazione Downing Street, ha indicato a metà del mese scorso il partito al governo in declino, con un ipotetico gap sull’opposizione laburista ridotto a 3 punti.

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