Svizzera, oggi referendum per vietare i pesticidi – Corriere.it

io Cittadini svizzeri sono chiamati a parlare oggi, domenica 13 giugno, su vari argomenti, in una serie di referendum. Ce n’è uno sull’aumento delle tasse per combattere il cambiamento climatico (diamo loro un vantaggio), uno sull’intensificazione della lotta al terrorismo. Per creare più dibattito, tuttavia, la questione di mettere annuncio di pesticidi artificiali.

La domanda riguardaipotesi di bandire tutti i pesticidi sintetici in agricoltura e l’importazione di alimenti per i quali sono state utilizzate sostanze chimiche. Il divieto di utilizzo dei pesticidi si estenderebbe anche a giardini, parchi e lavori di manutenzione su strade e ferrovie.

Il disegno di legge prevede a pperiodo di transizione di dieci anni durante il quale saranno consentite determinate eccezioni; dopo questo periodo, la cessazione dei pesticidi sarebbe definitiva.

Se approvato, il referendum renderebbe la Confederazione Svizzera il secondo Paese al mondo a vietare questi prodotti (il primo è stato il Bhutan). Il risultato sarebbe ancora più clamoroso se si considera che la Svizzera ospita uno dei maggiori produttori di prodotti fitosanitari, il gruppo basilese Syngenta, acquisito nel 2017 dal colosso cinese ChemChina.

L’esito della consultazione popolare è attualmente in bilico. Governo e parlamento hanno espresso la loro contrarietà: e le prime proiezioni sembrano andare in questa direzione (quindi verso un no al divieto).

il di fronte al s sostiene che ill’uso indiscriminato di sostanze chimiche è dannoso per la salute le persone e l’ambiente. L’obiettivo di un’agricoltura totalmente green sarebbe quindi alla portata, visto che già oggi il 50% delle aziende agricole biologiche in Svizzera non utilizza prodotti chimici.

Sul il lato opposto è noto che i pesticidi sono consentiti già oggi solo dopo severi test che escludono le conseguenze per l’uomo e la natura. Inoltre – secondo i sostenitori del no – l’eventuale vittoria delle s comporterebbe difficoltà di approvvigionamento alimentare, un aumento dei prezzi al consumo e infine penalizzerebbe le fasce di reddito più basse.

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I seggi chiuderanno a metà giornata perché la stragrande maggioranza degli elettori ha già votato per corrispondenza nelle ultime settimane.


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