governo ungherese ha cambiato idea sul progetto di apertura di una sede della Fudan University di Shanghai, una delle più prestigiose università cinesi, a Budapest. L’iniziativa era stata annunciata all’inizio dell’anno e aveva suscitato molte critiche e movimenti di protesta da parte dell’opposizione, al punto che il governo ha annunciato di voler organizzare un referendum sul tema per far scegliere i cittadini. Gli oppositori del primo ministro Viktor Orbán, populista di destra accusato di perseguire varie politiche autoritarie, sono riusciti a usare la sua stessa retorica nazionalista contro di lui, criticando la scelta di offrire finanziamenti pubblici a un’università straniera. “Questa è una situazione nuova, è la prima volta che gli investimenti cinesi sono diventati un problema politico per l’Ungheria”, ha affermato l’analista Péter Krekó. Al Custode.
– Leggi anche: Di cosa parla il G7?
Il progetto, che doveva concretizzarsi nel 2024, ha attirato dall’inizio molte recensioni principalmente per due motivi: il primo è che solo lo scorso anno Orbán aveva costretto la Central European University (CEU), fondata dal finanziere e filantropo George Soros e considerata all’epoca la migliore università in Ungheria secondo le classifiche internazionali, a chiudere la sua sede a Budapest; la seconda ragione è che in gran parte dell’Occidente le istituzioni accademiche cinesi sono chiamate in causa perché viste come troppo compromesse con il regime che governa il Paese.
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