80 milioni di morsi per ADL, l’annuncio scioccante di Petagna, Gattuso si ribalta con la panchina e la fobia di Meret

Zero all’inizio che insopportabile, a volte scoraggiante per l’insufficienza. Slegato, sfinito dall’incapacità di recuperare i proiettili dalla trequarti avversaria, il Napoli è crollato sulle sue paure. Sulle solite colpe, su quest’acne ancora sul viso che è un patrimonio adolescenziale a cui non abbiamo il coraggio di rinunciare. Quei primi 45 piedi devono (e siamo sicuri che lo faranno) porta via il sonno di Gattuso. Perché i difetti appartengono a tutti. Anche il suo.

Uno come le presenze da titolare in campionato. Ghoulam ritorna, ma non è Ghoulam. È un ricordo, un’ombra, un ologramma sfocato proiettato sullo schermo della memoria. Spesso irrilevante, interpreta male le situazioni che potrebbero costargli caro. La strada è ancora lunga, forse troppo lunga. E la testa e le gambe sono stanche, perché è due volte più difficile essere sempre nei guai. Il cuore sprofonda un po ‘.

Due che seguono gli stessi percorsi. Sentono le stesse possibilità, cercano gli stessi spazi. Due, in pratica, che sono più vicini di quanto pensi. La convivenza di Zielinski-Fabiàn nel Napoli di Gattuso continua ad essere più complicata di quanto, al confronto, Kathleen Turner e Michael Douglas in “La guerra delle rose” fossero gelatina e grasso. Aggiungere talento è qualcosa che non puoi fare con la calcolatrice, altrimenti gli Harlem Globetrotters avrebbero vinto anche qualche anello nell’NBA. Anche in questo caso è compito di Gattuso far funzionare i conti.

Tre secondi fatali. Esitare, ritirarsi quando devi avanzare come una valanga. C’è tutto il momento di Meret in questo errore di giudizio, nelle gambe che non hanno tutti i circuiti collegati alla testa. L’agorafobia di Meret, la paura dei grandi spazi aperti, l’attaccamento morboso al piccolo spazio è un difetto da correggere, non certo da oggi. Ma il tempismo, l’incertezza, la subordinazione non aiutano. Anzi, si complicano. Bravo però a reagire.

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Quattro partite di campionato senza Osimhen, che ne avrà una fino a fine anno. Nel momento cruciale della stagione, il Napoli dovrà rinunciare al proprio investimento 80 milioni. Una multa costosissima per De Laurentiis, minata nell’idea di calcio su cui Gattuso aveva lavorato tutta l’estate. La profondità di Victor, il respiro di Victor, l’ossigeno di Victor: tutto viene rifiutato per un infortunio in Nazionale. C’è qualcosa di sbagliato in questo sistema. E io pago (cit.).

Cinque velocità. quando Manolas scala con cambiamenti sequenziali, il mondo è in ritardo. Un buco spazio-temporale si apre nelle avances del greco, che si impone come un dio e non rompe neppure il ciuffo. Apre i Nos, anticipa corpi e pensieri, intrighi e sviluppi con l’ottimismo del giocatore che sa che il suo numero sta per uscire. Anticipi che cambiano l’inerzia emotiva del match, la fisicità che finisce per eliminare la resistenza dorica.

Sei gol in panchina: come il Napoli, nessuno in Serie A nella cattura miracolosa. A questa squadra si stanno concedendo nuove opportunità, Gattuso attinge molto da uno staff che scommette sui singoli, al punto da creare un confine sempre più sottile tra titolari e sostituti. I cinque cambi, gli stadi vuoti, le gare compresse impongono nuovi modi di vedere e leggere le gare. La Rosa Lunga è l’arma in più, la via da seguire, una linea che indica la via al Sacro Graal che attende sotto la vecchia Roseline.

Sette assist in stagione. Si è seduto sulla panchina Mertens, ordina i cioccolatini e non sai mai cosa ti sta succedendo. Vuole il gol, ma non si preoccupa della sua ossessione e si mette al servizio della squadra. La pennellata fiamminga sulla testa di Lozano è il segno distintivo, la cicatrice nell’aria che all’improvviso diventa un arcobaleno. Ciro c’è, anche se non segna. Ciro sta combattendo per noi, con noi. Ciro si può mettere ovunque, ma una cosa sembra chiara: questo Napoli non può fare a meno della sua qualità. E no, cerca sempre di dare un senso a Ciro. “Se inizi a dare un senso alle cose, significa che stai invecchiando.”

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Otto su dieci in campionato, questi sono i fatti. Questo non può essere messo in discussione, deve essere riconosciuto. Il calcio è un’arte, ma è anche pragmatico. E allora potremmo chiederci, con sconcerto come i discepoli di Bellavista davanti a un Wesselmann, esporre i dubbi sul futuro del lavoro. Ma ci sbaglieremmo. Il calcio è adesso. Il calcio dimentica. A volte il calcio vuole solo essere un risultato da scrivere su un tabellone. La partita con la Samp lo conferma. Altri tre punti e non li butti via …

Nuovo per il bombardiere di peso. Petagna inchioda in rete di testa grossa che scaccia qualche brutto pensiero, rinunciando ad altri tre punti dopo la wild card colta da Vigorito. “Ci sono stati momenti in cui volevo smettere” Il centravanti ammette commosso a fine partita, che nonostante le spalle larghe il Napoli abbia subito, ha sentito addosso una pressione che rischia di schiacciarti. Vuole togliere l’etichetta al ruvido attaccante provinciale, ma Andrea commette un grosso errore. Deve solo continuare a fare il lavoro per cui il Napoli lo ha scelto. Specialista in aggiunta. Un traguardo che sa di liberazione.

Dieci al ciclone. A un uomo, uno solo, che strappa uno scenario noioso. “È possibile cambiare il passato o il tempo è una bestia immortale che non può essere domata in alcun modo?” Sta ridendo Lozano, consapevole di aver inciso come un bisturi il suo passato. L’ha cancellato, costruendo un nuovo mondo. Un nuovo tempo. Un nuovo me. O forse l’unico io che sia mai esistito. Quello travestito da lattina l’anno scorso, che ora assomiglia molto a un calciatore devastante. Inevitabile uno contro uno, lucido nelle scelte, efficace nella pratica. Hirving prende il Napoli e lo stende come un calzino, cade senza catturare la sfortunata Samp. Uccella Augello (non ho saputo resistere) come vuole, quando vuole, dove vuole. E non è il primo a rivisitare gli scatti di Nighttime Killer Doll in questa stagione.

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