“Da Ibra a Ronaldo, la differenza finora è nelle squadre intorno a lui. La Juve fa progressi con i piedi, palla sugli altri, no. Su Arthur …”

Il giornalista Roberto Beccantini ha commentato domenica di campionato sulla sua pagina facebook:

Da Ibrahimovic (39 anni: aiuto per Kessié e forbici a Udine) a Cristiano (35 anni: gol, appena entrato, e rigore a Cesena). La differenza, per ora, è nelle squadre intorno a lui. Il Milan dopo il blocco viaggia come un treno della Juventus dal terzo allenatore in tre stagioni, mangerà.

L’italiano è un artigiano che ha realizzato a La Spezia una bottega a cui poco importa: come idea, intendo. Poi, ovviamente, i giocatori sono quello che sono e Maginot forse un po ‘alto. E a passo così lento, anche la squadra Pirlo si è creata, segnata (con Morata, per una volta benedetta dal Var centimetri), sprecata (con Dybala, con Chiesa, uno dei rari momenti in cui la manovra lo aveva tirato fuori dalla sua amaca).

Ma per vincerla Dybala doveva uscire, dopo il pareggio di Pobega, con il suo banchetto spezzino ai margini dell’area, e sbarcare il marziano. Tocco di Morata, e lontano. Poi Rabiot destro (cambia, cambia) e Cierre con il cucchiaio.

I passaggi più armoniosi erano di Danilo (sic); Incuriosì quel McKennie che corse a sporgersi oltre la soglia (suo tocco da 1-0 Moratiano). E Arthur ha ordinato la solita quantità di palloncini. Questa non è ancora la soluzione, non è più un problema. Ricordo la massima di Falcao: “Per un centrocampista il problema non è perdere palla, è perdere tempo”. Ops.

Era il compleanno di Madame, Pirlo veniva da tre pareggi e dalla lezione di Messi. È la fase difensiva, come confermato in Champions, che va ripristinata e migliorata. La tendenza a ripiegare “nella scatola” moltiplica i problemi, vista (soprattutto) l’attuale Demiral. E Buffon? Non esattamente il migliore di Pobega; il massimo, viceversa, sul Chabot incornato. Ma gli alluci rimangono un po ‘così: ea 42 anni, vuoi.

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In breve: palla al piede, progresso. Palla agli altri, no “.

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