Diverse organizzazioni anticorruzione chiedono al pubblico ministero di riaprire le indagini sulla presunta corruzione del gruppo energetico Shell in Nigeria. Hanno presentato ricorso al tribunale dell’Aia contro la decisione di archiviare il caso. Questo caso riguardava accuse di corruzione relative ai diritti di sfruttamento di un giacimento petrolifero al largo delle coste della Nigeria. Per anni la questione è stata dibattuta in Italia, perché oltre a Shell, era coinvolta anche l’azienda italiana Eni. Lo scorso anno il tribunale di Milano ha pronunciato l’assoluzione. Nel luglio di quest’anno, il procuratore generale italiano ha ribaltato il ricorso. L’ufficio del pubblico ministero olandese ha successivamente rifiutato di perseguire. Lo studio legale Prakken d’Oliveira, che agisce per conto delle organizzazioni anticorruzione Re:Common, HEDA Resource Center e Corner House, concorda sul fatto che Shell non può essere processata due volte per lo stesso reato. Tuttavia, ci sarebbero ampi motivi per ulteriori indagini e azioni penali per altri reati, come riciclaggio di denaro e frode. Di recente, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha criticato l’esito del processo. Le basi per l’assoluzione sarebbero deboli e in contrasto con un trattato anticorruzione firmato dall’Italia. (ANP)
Una versione di questo articolo è apparsa anche sul giornale il 25 ottobre 2022
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