Iran, morte cerebrale per Armita. Ora Teheran teme la piazza

Iran, morte cerebrale per Armita. Ora Teheran teme la piazza

Armita Garawand, una giovane curda, è stata dichiarata cerebralmente morta dopo essere caduta in coma il 1° ottobre. Il Ministero dello Sport iraniano ha confermato la notizia, dichiarando che nonostante gli sforzi dei medici, il suo stato di salute è peggiorato. Anche l’organizzazione non governativa Hengaw ha riferito che la famiglia di Armita ha confermato la sua morte cerebrale.

Secondo testimonianze e ONG, Armita stava andando a scuola senza velo quando è stata aggredita dalla polizia morale, che l’avrebbe spinta con forza contro una parete, causandole un grave trauma cranico. Le autorità iraniane hanno fornito una versione diversa, affermando che Armita ha perso conoscenza a causa di un calo di zuccheri.

Questa tragica vicenda ha suscitato indignazione e preoccupazione in tutto il paese. Le violazioni dei diritti umani e le restrizioni imposte alle donne in Iran sono state oggetto di critiche da parte di organizzazioni internazionali. I numerosi casi di aggressioni e maltrattamenti subiti dalle donne iraniane hanno spinto molte persone a chiedere giustizia per Armita e per tutte le altre vittime di violenza di genere.

La storia di Armita Garawand è solo l’ultimo esempio di come le donne siano costrette a vivere in un ambiente ostile e privo di diritti. Le restrizioni imposte alle donne riguardano principalmente il loro abbigliamento e il loro comportamento in pubblico. La polizia morale, che agisce come una sorta di “polizia delle buone maniere”, ha il potere di aggredire e discriminare le donne che non rispettano le regole stabilite dal regime iraniano.

Nonostante le versioni contrastanti sulla causa del coma di Armita, è evidente che la sua morte ha acceso un dibattito sulla situazione delle donne in Iran e sulla necessità di una maggiore protezione dei loro diritti. Si spera che questa tragedia porti a un cambiamento nel paese e che si smetta di violare i diritti umani delle donne.

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