Fatture fiscali, condono anticrisi. Nel decreto Sostegno anche un risarcimento per 11 miliardi

Quasi 11 miliardi di euro vengono pagati per un risarcimento o sostegno, come li ha ribattezzati il ​​governo. Ma soprattutto arriva l’annullamento di bollette fiscali maturata tra il 2000 e il 2015. Ieri il Ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha incontrato i viceministri e i vice segretari, per fare il punto sulla decreto un totale di 32 miliardi che sarà approvato la prossima settimana. Tutte le aziende e tutti Partita IVA (compresi i professionisti iscritti ad ordini professionali quali commercialisti, avvocati e architetti) che hanno registrato una perdita di fatturato di almeno il 33% nel 2020 rispetto al 2019.

Quattro bande di compensazione

Ieri è circolata una bozza di decreto che indicava tre soglie per l’ottenimento del risarcimento: una del 20% della perdita di fatturato per aziende e professionisti con reddito fino a 400mila euro; uno del 15% se i ricavi arrivano fino a 1 milione; e un 10% per le imprese e le partite Iva con ricavi fino a 5 milioni. Ma lo schema, lasciato in eredità dal governo precedente, sarebbe già stato modificato da Franco. Sono previste quattro rate: da un compenso del 30% per aziende e professionisti con redditi fino a 100.000 euro; 25% per chi ha un reddito fino a 400mila euro; 20% per professionisti e aziende con fatturato fino a 1 milione e 15% per chi raggiunge i 5 milioni.


Ottenere un risarcimento sarebbe 2,7 milioni di partita IVA e numeri d’impresa. Potranno scegliere di ricevere l’assistenza direttamente o sotto forma di credito d’imposta. La compensazione avrà un limite minimo di mille euro e massimo di 150mila. Come annunciato dal governo, ci saranno interventi specifici (con un finanziamento di 600 milioni) per lo sci e la montagna. Anche se c’è un aiuto specifico per chi lavora nei centri storici e intorno ai santuari.

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Pratiche fiscali e accertamenti

Anche notizie importanti stanno venendo alla ribalta. Quelli fino a 5.000 euro e databili dal 2000 al 2015 verranno annullati. Si tratta di 65 milioni di documenti sui 137 milioni complessivi ammucchiati nel “magazzino” dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Lo stato cancellerebbe i debiti dei contribuenti per circa settanta miliardi e il costo per il tesoro sarebbe di 930 milioni di dollari. Questa non è l’unica misura. Il congelamento è confermato per ulteriori 2 mesi, fino al 30 aprile della notifica e del pagamento dei 56 milioni di documenti congelati per la pandemia.

Il progetto di provvedimento diffuso ieri prevedeva infatti che solo i pagamenti sarebbero stati congelati, mentre la notifica delle fatture sarebbe ripresa normalmente. Un approccio che però al vertice di ieri si sarebbe deciso di non seguire, confermando anche il congelamento delle notifiche. L’Agenzia delle Entrate – Recupero, dal momento in cui sarà possibile riprendere la consegna dei documenti, avrà 21 mesi di tempo per notificarli. Un modo per alleggerire l’impatto. E ci sarà anche una sorta di “rottamazione” di pratiche ricevute da aziende e Partite Iva che hanno subito perdite di fatturato superiori al 33%.

Smaltimento e bilanciamento ed estrazione

Potranno pagare l’importo dovuto senza pagare penali e interessi e utilizzando anche le rate consentite dalle norme di smaltimento. Questa “definizione più facile” riguarderà i debiti tributari accumulati nel 2017, 2018 e 2019. C’è anche il posticipo del pagamento degli acconti per rottamazione e del saldo e dell’estratto. La bozza diffusa ieri prevede che “l’inefficacia di queste definizioni non si determinerà se il pagamento” sarà effettuato entro il 31 luglio 2021, rispetto alle scadenze del 28 febbraio, 31 marzo, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre 2020. Mentre la scadenza del 30 novembre 2021 è fissata per i pagamenti in scadenza il 28 febbraio, 31 marzo, 31 maggio e 31 luglio 2021.

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Per il capitolo lavoro è previsto un pacchetto da 7 miliardi di euro. Il fondo per il licenziamento sarà finanziato per tutto l’anno e non più per settimane come è stato fatto finora. Maggiori risorse, in attesa della sua riforma, saranno destinate al reddito di cittadinanza per far fronte all’aumento della povertà registrato dall’Istat.

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