“La nuova crisi della siccità richiede una strategia nazionale per l’acqua”

“La nuova crisi della siccità richiede una strategia nazionale per l’acqua”

“La nuova crisi della siccità richiede una strategia nazionale per l’acqua”

Dopo la crisi idrica dello scorso anno, l’Italia si avvia nuovamente verso l’emergenza siccità. L’importante fiume Po scarica il 61% in meno di acqua rispetto al solito in questo periodo dell’anno. Gli agricoltori e le organizzazioni ambientaliste ora temono un’altra carenza d’acqua la prossima estate. Per evitare il peggio, occorre mettere in campo una task force e una strategia nazionale per l’acqua, si dice negli ambienti governativi e non solo.


A causa di un nuovo periodo di siccità e di scarse nevicate sulle Alpi, nel nord Italia si è nuovamente verificata una situazione di emergenza. Il livello dell’acqua dei Grandi Laghi è sceso bruscamente. Nel Lago di Garda, la piccola isola di San Biagio è ormai raggiungibile a piedi. Venezia, dove le inondazioni sono normalmente la preoccupazione principale, ha visto livelli d’acqua insolitamente bassi, impedendo a gondole, taxi d’acqua e ambulanze di navigare nei canali della Città dell’Acqua.

Precario
Lo scorso luglio, l’Italia ha dichiarato lo stato di emergenza per le regioni intorno al Po a causa della peggiore siccità degli ultimi 70 anni. C’era il 40% in meno di pioggia rispetto al solito. La situazione era precaria, il fiume più lungo d’Italia è un’importante fonte di irrigazione delle colture, rappresentando circa un terzo della produzione agricola del Paese. Il 40% del prodotto interno lordo italiano dipende direttamente o indirettamente dall’acqua dei fiumi.

Gli agricoltori temono la nuova crisi della siccità. “Ora la situazione è peggiore rispetto allo scorso anno, quando l’intero settore agricolo italiano ha subito danni per 6 miliardi di euro a causa delle perdite di raccolto dovute alla siccità. Se ciò accadrà di nuovo, sarà insopportabile per le aziende”, afferma Luigi Simonazzi di Coldiretti, l’organizzazione agricola italiana. Ma non solo gli agricoltori sono colpiti, parte delle centrali idroelettriche del nord Italia sono già chiuse.

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Secondo gli esperti, la siccità è il risultato del cambiamento climatico. Si è accumulata dall’inverno 2020-2021, spiega al Corriere della Sera il climatologo Massimiliano Pasqui dell’Istituto italiano di ricerca scientifica CNR. Per uscire dalla crisi, secondo il ricercatore, devono cadere molte precipitazioni. “Abbiamo bisogno di 50 giorni di pioggia”.

Forza di intervento
Il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci ha annunciato la scorsa settimana in un’intervista al quotidiano La Stampa che avrebbe perorato in gabinetto la creazione di un gruppo di lavoro. Attraverso una serie di interventi a breve, medio e lungo termine, intende neutralizzare o almeno mitigare gli “effetti devastanti della siccità, fenomeno che sembra ormai banale”.

Secondo Musumeci, dovrebbe essere messo in atto un piano di razionamento dell’acqua potabile a breve termine. “L’uso dell’acqua potabile per scopi non domestici potrebbe essere limitato nelle aree critiche”. A medio termine prevede la costruzione di tamponi per l’acqua piovana.

L’organizzazione ambientalista italiana Legambiente chiede al gabinetto di elaborare una strategia nazionale per l’acqua per regolare la disponibilità di acqua. Secondo l’organizzazione ambientalista, il riutilizzo delle acque reflue trattate in agricoltura, il passaggio a colture che richiedono meno acqua e metodi di irrigazione più efficienti sono di fondamentale importanza.

Ma ci sono anche altri problemi nella gestione dell’acqua. Ad esempio, grandi quantità di acqua vengono perse a causa di tubature dell’acqua di scarsa qualità. A livello nazionale, circa il 36% dell’acqua viene sprecata.

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