Il governo israeliano riduce forniture di carburante alla Striscia di Gaza: l’emergenza si aggrava
Il governo israeliano ha recentemente annunciato di voler concedere alla Striscia di Gaza solamente due autocisterne di gasolio al giorno, pari a 60mila litri, anziché i consueti 7 milioni alla settimana. Questa decisione sta creando un’urgente emergenza umanitaria nella regione già devastata da conflitti e difficoltà economiche.
La quantità di carburante ridotta è sufficiente solamente per mantenere il sistema fognario funzionante, evitando la diffusione di malattie nella regione. Le Nazioni Unite avvertono che questa situazione potrebbe portare a una carestia imminente.
L’ultradestra, non coinvolta nelle decisioni di guerra, sta protestando veementemente contro questa decisione governativa, sostenendo che il governo sta conducendo il paese nella direzione sbagliata. I leader dei coloni stanno chiedendo di partecipare alle riunioni che decidono il conflitto e di estendere il trattamento riservato a Gaza all’Autorità Palestinese.
La preoccupazione mondiale è alta, con il presidente americano Joe Biden e il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, che seguono attentamente gli appelli a eliminare il presidente palestinese Abu Mazen, affermando che anche lui deve essere affrontato come Sinwar, il capo fondamentalista.
Nel frattempo, l’esercito israeliano è entrato nelle città di Jenin e Hebron, causando violenti scontri che hanno portato alla morte di 5 palestinesi. Il ministro della Difesa israeliano ha promesso agli abitanti delle zone colpite che potranno tornare alle loro case entro un paio di mesi, ma ciò non ha attenuato le preoccupazioni e la frustrazione della popolazione.
Netanyahu sta discutendo con la Casa Bianca il futuro della Striscia di Gaza, che potrebbe tornare sotto un’Amministrazione palestinese riformata. Nel frattempo, le truppe israeliane stanno intensificando i bombardamenti su Khan Yunis e Rafah, mentre i lanci di razzi da parte dei gruppi palestinesi hanno raggiunto nuovamente Tel Aviv.
Le operazioni militari si stanno concentrando anche sull’ospedale Al Shifa, che viene considerato parte del quartier generale dei fondamentalisti. Il direttore palestinese dell’ospedale ha definito la struttura “una prigione”, sottolineando l’urgente necessità di intervento e attenzione internazionale.
Mentre la situazione nella Striscia di Gaza si intensifica, le speranze di una soluzione pacifica sembrano svanire sempre di più. La comunità internazionale deve agire prontamente per evitare ulteriori sofferenze e morti in questa già martoriata regione del Medio Oriente.
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