sì alla distribuzione dei dividendi

Con lo scoppio della pandemia di coronavirus, la Banca Centrale Europea era stata molto chiara dalla scorsa primavera: le banche della zona euro non avrebbero dovuto concedere dividendi ai propri azionisti almeno fino al 2021. Tutto questo, almeno, per evitare sprechi significativi di liquidità e che avrebbero potuto rivelarsi discriminatori nel superare le criticità causate dalla crisi economica causata dal passaggio dell’agente patogeno in Europa. Ma in questo scenario, a piccola banca della Finlandia ha scelto di sfidare deliberatamente e apertamente la BCE, concentrandosi su come, a lungo termine, ritenga che la salute economica degli investitori e le relazioni con loro siano più fondamentali della liquidità aggiuntiva garantita dal movimento finanziario.

“Scegliamo di non seguire”

Come riportato da Bloomberg, in una nota pubblicata venerdì scorso Alandsbanken Abp ha detto che non intende seguire le istruzioni della BCE o i suggerimenti dell’autorità di vigilanza bancaria finlandese. Tutto questo, almeno, perché secondo la direzione gli allarmi sarebbero stati sproporzionati e non giustificati nel caso dell’andamento 2020 della banca di Helsinki, che avrebbe maggiori profitti in rendita unica dalla data di costituzione.

Una sfida aperta lanciata a Francoforte, insomma, che potrebbe essere seguita anche da altre emulazioni in tutta Europa. Nonostante le difficoltà, infatti, molti istituti di credito hanno ottenuto nel 2020 risultati superiori a quelli attesi e che potrebbero quindi essere considerati superati e soprattutto esagerato preoccupazioni e allarmi provenienti dalla Bce. In una situazione che, probabilmente, potrebbe costituire un precedente storico anche per le indicazioni che verranno date in futuro dal primo istituto bancario europeo.

Sfiducia verso la BCE o mancanza di lungimiranza?

Come sottolineato nei passaggi precedenti, la decisione di non rispettare la volontà della BCE nasce soprattutto dal rendimento superiore alle attese ottenuto dalla piccola banca finlandese, che conseguentemente non si è identificata nella pericolosa situazione temuta dalla Leader bancari europei. Occorre però soffermarsi su un aspetto importante: gli allarmi da Francoforte non sono mai stati rivolti a quanto potrebbe accadere nel 2020, soprattutto perché l’andamento di quest’anno è necessariamente “drogato” dagli aiutanti. importante messo in atto dai singoli governi sovrani. . Le preoccupazioni, infatti, sono principalmente legate a biennio 2021-2022, quando il rifiuto degli aiuti di Stato e la crisi che raggiungerà il suo apice possono portare ad un aumento dei crediti deteriorati che danneggerà i bilanci delle singole banche. Ed è proprio in questa situazione che si ritiene possibile un po ‘di liquidità aggiuntiva discriminante per la sopravvivenza degli istituti di credito.

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Resta inteso che la valutazione sulla scelta di Allandsbanken Abp potrà essere fatta solo in futuro e nel suo insieme, ma è necessariamente impossibile non vedere un sfida marcata contro la BCE. Un’allusione alla fallibilità anche di coloro che sono considerati i principali rappresentanti bancari della zona euro e le cui decisioni, nel clima attuale, sono sempre più viste diffidare. In uno scenario preoccupante, però, per lo stesso mondo bancario europeo, storicamente fondato proprio sulla collaborazione reciproca e sulla condivisione dei costi operativi, in un settore che fa leva sulla quasi totalità delle proprie credibilità diritto alla fiducia reciproca.

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