Sono richiesti 25 mila abiti "donati"

Sono richiesti 25 mila abiti “donati”

Fontana e il camice da laboratorio: ricerche presso Dama spa, la compagnia di suo cognato

ROMA Alla ricerca di abiti non consegnato. Ora i militari del nucleo della polizia valutaria vogliono capire cosa è successo ai beni che lo hanno reso Dama spa non ha mai consegnato alla Regione Lombardia. Quei 25 mila articoli che dovrebbero essere ancora nei magazzini dell’azienda. Lunedì i finanzieri erano tornati nella Regione, ieri si sono presentati nei depositi dell’azienda per chiarire il disordine dell’ordine affidato dalla Regione Lombardia, con urgenti trattative private, alla società del cognato (e per il 10 percento di la moglie) del governatore Attilio Fontana.

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Obiettivo, stabilire se i 25.000 abiti che non sono mai arrivati, nonostante la necessità e l’urgenza di trovare il materiale medico abbiano fatto esplodere le normali procedure di gara, sono ancora disponibili nella società o sono stati rivenduti. Ma c’è un altro fronte aperto nelle indagini dei pubblici ministeri milanesi e questo è ciò che riguarda il patrimonio sostanziale del governatore. Con 5,3 milioni di euro conservati in Svizzera e gestiti da due fondi fiduciari alle Bahamas fino al 2015. Il sospetto è che quel denaro non fosse solo il risultato del risparmio dei suoi genitori (dentista madre e padre medico) dato che il presidente della Lombardia Regione, dal 1980, prima di dedicarsi alla politica e alla Lega, ha esercitato la professione di avvocato e dagli anni Novanta ha ricoperto diversi incarichi pubblici. La lapide dello scudo fiscale, quella utilizzata da Fontana nel 2015 per legalizzare gli oltre 5 milioni detenuti in Svizzera e gestita dai due trust, cancella automaticamente solo i reati fiscali. La “divulgazione volontaria” omessa dal politico Carroccio, all’epoca sindaco di Varese, gli costò una multa di mille euro per l’Anti-corruzione.

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EREDITÀ
La procura di Milano, tuttavia, è determinata a chiarire quale sia l’origine dei beni del governatore e se, oltre ai reati fiscali, a monte, non ve ne fossero altri. Nel 2017, tra appartamenti, case, garage e magazzini, il presidente della Regione Lombardia possedeva 33 proprietà (dichiarazione 2018). Oltre ai 5 milioni e 300 mila euro all’estero. Undici delle proprietà immobiliari sono state acquistate, o addirittura ereditate, nei tre anni precedenti. Perché nella dichiarazione dei redditi 2015 (periodo fiscale 2014) il governatore possedeva solo 22 proprietà. L’anomalia rispetto al denaro all’estero riguarda anche le date.

L’ultimo di questi account è stato avviato nel 2005, quando la madre di Fontana, la proprietaria, aveva già 82 anni. L’altro risale al 1997. Il governatore non era solo un beneficiario, uno dei due è sempre stato un “soggetto delegato”. I pubblici ministeri, attraverso la documentazione acquisita, stanno setacciando i movimenti di tale account collegati al trust “Montmellon Valley Inc.” di cui nel 2013 sono stati 4.565.839 milioni, mentre due anni dopo quasi 200 mila euro. Dai dati del rapporto allegato alla divulgazione volontaria e riportati dalla lettera di notizie di “Domani”, un giornale in edicola a settembre, acquisito nel fascicolo del fascicolo, nel 2009 l’importo depositato era di 4.565.839 milioni, l’anno successivo era cresciuto di 129 mila euro, mentre nel 2011 il saldo era di 4.162.911 milioni, con un calo di oltre mezzo milione di euro. Nel 2013 l’estratto ha raggiunto 4.734.478 milioni, ma al tempo la madre di Fontana era già molto anziana.

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In Svizzera, dove i rimanenti 4,4 milioni dell’eredità sono conservati in un magazzino UBS, anche Dama, la cognata del governatore che è finita al centro dell’inchiesta, prende la signora. La società è controllata al dieci percento, tramite Divadue srl, da Roberta Dini, moglie di Fontana, mentre il 90 percento si riferisce al cognato Andrea, ma attraverso un fiduciario del Credit Suisse che la gestisce: la “Trust Diva”.

LA DONAZIONE
L’interruzione della consegna è costata a Fontana, che ha anche tentato di compensare il cognato con 250 mila euro, l’accusa di frode nelle forniture pubbliche. In effetti, la fornitura trasformata in una donazione non è mai stata ricevuta dall’amministrazione. Fu il dipartimento legale di Aria, il dipartimento acquisti centrale della Regione, a “bloccare” la donazione di abiti da parte della Signora. La dimensione dell’offerta era “non modesta”, ma anche l’ostacolo al conflitto di interessi aveva un ruolo.

Ultimo aggiornamento: 29 luglio, 01:17


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