“Ai limiti della zona gialla”

Il tavolo per decidere quante persone possono sedersi al tavolo in Ristoranti si è riunito ieri mattina in versione tecnica. Dopo aver litigato questo fine settimana sul numero di ospiti nelle regioni bianche, i ministri ei capi delegazione devono aver avuto un sussulto e hanno lasciato agli esperti il ​​compito di dirimere le divergenze tra tiratori e aperturateurs. Anche se la dimensione del tavolo non è stata fissata, come raccomanda ironicamente Osvaldo Napoli, gli Aperturisti alla fine hanno vinto in parte perché nelle regioni bianche si possono avere tavoli infiniti purché ci siano fuori. All’interno, però, non saranno più di sei al tavolo.
D’altronde da lunedì prossimo dodici milioni di italiani saranno in zona bianca e durante la riunione della Conferenza Stato-Regioni si è trovato anche l’accordo per dare certezze agli operatori. Maria Stella Gelmini parla di “sintesi positiva”. Per il ministro degli Affari regionali “la zona bianca è un “prezzo”, non avrebbe avuto senso mantenere le stesse regole della zona gialla. Torniamo alla normalità”. Anche il ministro della Salute Roberto Speranza, sostenitore della linea rigorosa che avrebbe voluto lasciare il numero degli ospiti a quattro, plaude all’accordo, sottolineando la necessità di un “progressista”.


Di coprifuoco ei numeri al tavolo parlano anche della leader di FdI Giorgia Meloni dopo l’incontro di ieri mattina con Mario Draghi. “Molte questioni affrontate”, a partire dalla “questione della limitazione delle libertà individuali”, spiega il leader della destra. “Continuano ad esserci misure assolutamente irragionevoli per combattere il Covid – sostiene Meloni – dal tema di coprifuoco alle 4 persone al tavolo fuori, la mascherina fuori quando si sa che non c’è contagio”. Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha chiesto di “superare le restrizioni” che, attraverso il suo lavoro, percepisce le difficoltà che hanno all’estero per prenotare in Italia mentre fuori si discute ancora sul numero dei commensali al tavolo di un ristorante.

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In attesa del decreto ministeriale che non porrà limiti all’esterno e parlerà di sei persone al tavolo all’interno, riprende il dibattito sulle discoteche che potranno aprire ma dove non si potrà ballare nemmeno nella zona bianca. e anche se fuori. Questo è l’unico settore che non sa ancora quando e se potrà riaprire anche se ieri Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, ha annunciato l’avvio di un tavolo in cui potrebbe uscire un protocollo specifico.

Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha rilanciato ieri l’argomento chiedendo di valutare l’abolizione dei limiti esterni anche per le zone gialle proponendo un tavolo tecnico nazionale. In questo modo potrebbero aprire anche le discoteche sulla base di una valutazione che il CTS farà sulla base di due sperimentazioni in corso a Milano e Gallipoli, dove l’ingresso di duemila persone in ogni locale potrebbe essere un banco di prova importante.

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Ad aprile è lo stesso CTS che si è pronunciato sull’argomento, affermando che “per quanto riguarda la possibilità di prevedere che le Regioni effettuino sperimentazioni di spettacoli dal vivo” salvo eccezione al numero massimo di mille persone, che si può fare come “nel presenza di ulteriori misure di sicurezza” che, però, non sono mai state specificate. Il Silb – il sindacato italiano dei balli – è però sul piede di guerra e annuncia “la disobbedienza civile” in caso di mancata risposta: “Apriremo comunque tutte le attività”, precisano i dirigenti. L’idea della riapertura è quella di offrire l’accesso con un pass verde, quindi se sei guarito, se hai fatto un tampone o un vaccino.

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Ultimo aggiornamento: 4 giugno, 01:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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