Ci vogliono molti più soldi, far saltare il cuneo fiscale – Tempo

Franco Bechis

E ‘arrivato anche il secondo decreto sui cosiddetti punti di rifornimento, che dovrebbe compensare con una tariffa forfettaria le attività ancora chiuse nelle zone rosse e arancioni d’Italia. È necessario, ma ovviamente non basta perché una goccia nel secchio è stato anche il primo decreto “ristoro” per i ristoranti. Non è un vero risarcimento regalare a un bar o un pub 2mila euro, anche se sono il doppio dei mille della primavera scorsa, né offrire 5mila ad una pizzeria o ad un ristorante, perché la loro perdita di fatturato è sicuramente molto, molto maggiore.

È meglio di niente, ma è chiaro che dobbiamo pensare a qualcos’altro e che abbiamo ancora bisogno di molti soldi da qui ai prossimi mesi. Speriamo tutti che queste chiusure tanto contestate e spesso di difficile comprensione non proseguano oltre la scadenza fissata oggi per il 3 dicembre. Ma il rischio che questa sia un’illusione è molto alto. E altrettanto probabile che se mai dovessimo tornare in libertà per le vacanze di Natale grazie a un virus messo all’angolo, nei primi mesi del 2021, gli esperti danno per scontato un nuovo focolaio, la terza ondata capace di continuare così. è successo. anno fino alla tarda primavera.

Saranno quindi necessari altri elicotteri monetari per sopperire alle perdite subite da numerose imprese familiari, piccole e medie, in particolare per permettere la loro sopravvivenza e quella del sistema italiano. Ma non ci sono soldi in vista. Non ci possono essere grandi speranze per le somme promesse per la prossima generazione dell’UE (il vecchio Fondo di stimolo) che sarà disponibile troppo tardi per questo. Forse dovremmo ridefinire anche la filosofia eccessivamente ottimista con cui l’Europa li aveva emanati: qui non è necessario costruire il futuro delle prossime generazioni con bei progetti di un mondo ecologico e profumato, ma per abilitare una generazione successiva senza creare quella che fallisce. ci sono oggi. Abbiamo bisogno di cerotti antiemorragici, non dei bei sogni dei tutori sposati dall’Unione europea. Poiché questi fondi sono stati progettati, possono essere utilizzati solo in una piccolissima parte per rinfreschi e compensi, ma per investimenti che non saranno la principale emergenza dell’anno 2021.

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C’è ancora una finestra aperta per mettere da parte le risorse che potrebbero essere utilizzate per compensare le chiusure: la legge finanziaria 2021. Il governo di Giuseppe Conte è molto in ritardo, perché sarebbe dovuto arrivare alle Camere a fine ottobre e invece di questo, è stato considerato solo da un gabinetto “soggetto ad accordo” e tornerà su di esso la prossima settimana per l’effettiva approvazione. Ad oggi nessuna bozza è stata distribuita, tanto che il testo non è ancora stato redatto, ed è un caso. Perché può ancora essere smontato. Il prossimo anno, ad esempio, secondo gli annunci del governo, 5 miliardi dovrebbero ridurre il cuneo fiscale. Cosa vuoi ridurre se non esiste un luogo di lavoro sicuro? Questa è una buona opportunità per dire che il 2021 non è l’anno giusto per tagli fiscali e agevolazioni fiscali generali. È perfettamente possibile posticiparlo all’anno successivo e riservare questi 5 miliardi per il kit di emergenza. Forse puoi persino congelarne 100, che è costoso e viene utilizzato da pochi italiani perché qualcos’altro è più urgente. E i contributi alla pioggia che sempre per un pizzico di populismo ed esigenze elettorali scivolano in quella che un tempo si chiamava legge finanziaria? Dobbiamo tagliarci le mani secondo la legge islamica al primo che ha avuto il capriccio di mettere in bilancio un articolo così omnibus. Il denaro va usato solo per quello e non farsi prendere alla sprovvista dalla rete ospedaliera nemmeno una terza volta, come sta accadendo drammaticamente ora nonostante i lunghi mesi in cui si poteva fare quello che mancava. Il tempo a disposizione è molto più stretto questa volta e dobbiamo iniziare adesso. Non sprecare i tuoi pochi soldi graffiando lo stomaco di nessuno. Sarebbe un grave difetto, questa volta imperdonabile.

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