Dal grande mondo al mondo della precisione – Roberto Boccafogli

Appassionato di corse da quasi mezzo secolo e attivo sostenitore del mondo di vela (patent pending, modesta capacità di bolina solo se in condizioni ideali), sono rimasto stregato da una conversazione avuta a cena con un amico che sa molto di vela – e regate – in piazza.

Abbiamo commentato la Prada’s Cup, il furioso antipasto di Coppa America in TV, regalandoci le emozioni di Luna Rossa. E stavamo parlando, ovviamente, del foiling, cioè di questo curioso principio che rendeva le barche da regata simili ai pattinatori sulla superficie dell’acqua, ma con il risultato non trascurabile della velocità quintuplicata, a volte addirittura dieci volte rispetto alla tradizione .

La mia domanda, ingenua nella sua specifica ignoranza, era: ‘Bello spettacolo. Ma non si corre più, giusto? È un altro sport … ‘. E il mio interlocutore serafico: “Perché? È meraviglioso: l’acqua è sempre stata un ostacolo per un marinaio. Da decenni studiamo come uscire il più possibile, per ridurre gli attriti e migliorare la velocità del vento garantita. Il Foglio offre tutto: fare 45 nodi sull’acqua è un sogno che si avvera. È un nuovo mondo “.

Ammetto la mia delusione. Un po ‘come mi hanno detto che la Mercedes del 2021 sarà più manovrabile con la mente che con le mani, i piedi e il culo, prendendo in prestito un famoso detto dell’Eterno Niki lauda. E che il nuovo telecomando porterà Hamilton in giro per Silverstone in meno di 30 secondi. Ma tutto è venuto insieme grazie alla scoperta di una miriade di dettagli tecnici che hanno aperto la mia prospettiva su un nuovo mondo.

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Il mio amico, tecnico esperto di corse automobilistiche, ha spiegato che il fioretto non è una scoperta improvvisa: è il risultato di un processo che dura da diversi anni. Le auto da corsa attualmente in acqua in Nuova Zelanda sono ovviamente il frutto più grande e spettacolare. E non importa se a bordo tutto è diverso da prima. Ora che lo squadrone di uomini costantemente impegnato a far girare enormi manovelle a velocità folli in una direzione o nell’altra, non gestisce più il rotolamento o lo svolgimento delle vele: ormai queste sono quasi fisse, in posizione. Vicino a sfruttare, appunto, l’hyper -velocità prodotte. Le folli manovelle ora lavorano tutto il tempo per eseguire il meccanismi idraulici che sollevano e abbassano i pattini laterali su cui la barca fischia effettivamente a 40 nodi e oltre, girando in curva o strambando bruscamente alla velocità di un’auto di retromarcia, in un ampio spazio, con le gomme che ululano e colpiscono il ribaltamento. E soprattutto: ora rimangono il mare, il sole, il vento e gli spruzzi d’acqua. Il resto è gestito e gestito da tecnici aeronautici: molte barche in gara ad Auckland si rivolgono a specialisti della Boeing o di altre compagnie aeree. Anche le vele di queste compagnie sono il risultato di calcoli infinitesimali. Percorsi, tempi, svolte, trasferimenti di peso a bordo: tutto è determinato dai numeri.

Insomma, dal mondo più o meno siamo stati catapultati nel mondo della precisione. Perché quello che si apre da ora è un file universo reale: impossibile vedere i confini.

Primo risultato: il foiling si estenderà anche a gara divertente. Lo sta già facendo. Volete mettere estremo piacere, magari al timone di un “modesto” 40 piedi, sorpassare una barca lunga il doppio, dieci volte costosa e mettere le vele al vento davanti a Cap Ferrat urlando “Ciaaooooo”? Questa sarà una domanda per i marinai con un certo portafoglio, ovviamente. Ma la tecnologia e la tecnica sono lì apposta (anche) per rendere accessibile ciò che prima era elitario, quindi doniamo di tanto in tanto.

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Insomma, il futuro si è aperto alle corse in acqua. E da appassionato delle quattro ruote, mi chiedo: una sessantina di anni fa qualcuno ha inventato le pinne e la monoposto ha iniziato a bloccarsi a terra; due decenni dopo, qualcuno ha scoperto l’effetto suolo, l’efficienza che può provocare l’adesione del tubo Venturi e così via. Quando sarà il prossimo disegnato da Archimede Pitagora? Perché sui nostri circuiti, a differenza della vela, l’obiettivo non è disimpegnarsi dalla superficie: lo è appendere in sempre più. Ma riducendo gli altri rallentavano gli attriti: da quello con l’aria. Chi si presenta, nonostante gli orizzonti ristretti imposti dalla normativa, con un’idea nuova e straordinaria?

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