Le formiche ferite comunicano con le altre formiche quando la ferita è infetta. Quindi producono una sostanza che neutralizza le infezioni batteriche e i virus. Questa sostanza è molto efficace: circa il 90% delle formiche è sopravvissuto alle ferite.
La formica africana produce la sostanza in una ghiandola simile a una sacca nella cavità toracica. Quando i “dottori delle formiche” curano i feriti, afferrano la sostanza dalla ghiandola con le zampe e la prendono in bocca. Leccando la ferita, applicano la sostanza.
Questo metodo di guarigione delle ferite è stato osservato anche nelle formiche del genere Eciton dell’America centrale e meridionale. Cacciano più a lungo della formica africana e quindi queste formiche curano i feriti sul posto.
Gli scimpanzé usano questo agente antibatterico indirettamente masticando le formiche e poi applicando la loro saliva sulle ferite dei loro piccoli.
Finora si credeva che solo gli esseri umani fossero in grado di diagnosticare infezioni e quindi curare le ferite con antimicrobici. La ricerca su questa modalità di guarigione delle ferite negli animali è ancora in corso. Si potrebbero anche fare scoperte potenzialmente benefiche per la medicina umana.
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