Conte toglie le libertà personali con una formula matematica – Le temps

Conte toglie le libertà personali con una formula matematica che nessuno può capire

Franco Bechis

C’è un’indicazione particolare che deve essere stata inserita dal governo nell’algoritmo che determina la gravità delle chiusure territoriali stabilite da Giuseppe Conte: una regione rossa non può tingersi di rosso. Suona come un gioco di parole, ma non lo è: le poche regioni governate dal Pd (e quindi rosse) sono miracolosamente sfuggite alla rigida serrata prevista nelle “zone rosse” anche se al tutto prefigurava il contrario.

Guardate la Campania: è stato proprio da lì che è partito l’allarme per la seconda ondata di virus, perché il suo governatore, Vincenzo De Luca, visti i dati dei contagi e di quelle persone sintomatiche che avevano bisogno di cure ospedaliere, chiuse. gran parte della Regione e sempre più e soprattutto scuole di ogni ordine e grado. Avremmo immaginato che proprio questo territorio, da cui provengono immagini drammatiche di persone intrappolate dalle ambulanze che non hanno potuto trovare riparo, ieri non fosse solo rosso, ma rosso cremisi: più rosso di tutti. Ma no, giallo pallido come se il solo fatto di avere una nocca rossa terrorizzasse il virus per costringerlo a cambiare aria come un inferno.

Questo ovviamente non è il caso. Ieri il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha rivelato di aver ricevuto una telefonata sbalordita dal collega che guida il Napoli, Luigi De Magistris: “Ma come te in zona rossa e noi in giallo con l’urgenza che viviamo qui. ? “. E infatti il ​​primo a non ringraziare per il regalo che il governo gli ha fatto è stato De Luca, che ieri ha firmato nuovamente le sue ordinanze che chiudono tutte le scuole come non avviene nemmeno in Lombardia e in le altre zone rosse. Può anche darsi che De Luca abbia voluto turbarlo per fargli pagare i soldi piazzati contro il governo delle settimane precedenti: mettendolo in zona gialla sembra un cerbero che punisce i suoi concittadini senza alcuna motivazione, gridando un’emergenza che non lo fa. non esisterebbe.

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Il punto è che De Luca ha tutte le ragioni del mondo, e le aveva anche quando affermava che i contagi erano stati amplificati dalla scuola, irritando il ministro Lucia Azzolina che, con la sua caparbietà, ha messo le ali al seconda ondata del virus. Bisogna quindi pensare che in Campania l’Istituto Superiore di Sanità ha sbagliato e che l’algoritmo con cui vengono valutati 21 indicatori di infezione è un altro contagio da eliminare il primo giorno di vita come immunità, perché è un bidone della spazzatura. Se ha sbagliato in Campania, chissà quali errori ha fatto su regioni punite in modo incomprensibile come la Calabria (rossa) o Sicilia (arancione) e anche su regioni miracolosamente salvate con il giallo come Campania e Lazio che n ‘sono comunque in un’emergenza sanitaria. È chiaro che qualunque sia questo algoritmo, è fatto male. E fa danni.

Tuttavia, un governo di un paese democratico non si nasconde dietro un algoritmo come se fosse un social network. È normale che questo non sia mai stato eletto da nessuno, ma c’è un limite agli abusi e agli abusi in buona fede degli italiani che non va superato. Anche nei romanzi di fantascienza più oscuri, non aveva immaginato di rimuovere le libertà personali e costituzionali seguendo ciò che dice un algoritmo. La gravissima privazione della libertà di movimento e degli affari degli italiani, i precetti di “è permesso / non è permesso” che l’esecutivo si arroga come in un regime dittatoriale sono così eccezionali e pericolosi da obbligarli a mettere tutto il loro volto e la responsabilità che ci governa, dal conte a tutti i ministri.

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Già era difficilmente sopportabile per loro giustificare le loro azioni al “comitato tecnico scientifico”, un’organizzazione che non ha senso in una democrazia. Dovrebbe fare le proprie analisi, consegnarle al governo, che prende le sue decisioni senza rigettarle. D’altronde, non appena abbiamo letto con difficoltà i verbali dei loro incontri, si è scoperto che non erano loro a prendere le decisioni che il Racconto oi ministri avevano caricato su queste spalle. Anzi, spesso hanno detto il contrario. Tant’è che sono stati molto cauti, anche critici, sulle scelte fatte dal quadro su scuola e trasporti. Ma gli “scienziati” non bastano più, oggi abbiamo fatto un altro oscuro balzo nell’abisso della democrazia: l’algoritmo. Un mostro, che è anche ingannevole e falso in quanto viene frettolosamente preparato con una pozione magica più segreta rispetto alla ricetta della Coca Cola e frasi che, come si vede, fanno acqua tutt’intorno.

Non si può chiudere a testa alta l’Italia con un comitato di studiosi, medici e saggi e un algoritmo. Questo dpcm deve essere cambiato rapidamente, non può cedere la privazione delle libertà personali e costituzionali a un banale ordine del ministro della Salute e l’algoritmo deve essere gettato nella spazzatura il prima possibile. Se il governo non se ne rende conto, mi auguro che il Quirinale, che è responsabile della tutela della Costituzione e delle sue garanzie ai cittadini, metta fine a questa barbarie.

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