L’omicidio a Militello Val di Catania portò alla Cavalleria Rusticana

Militello Val di Catania apparteneva in passato alla Valle di Noto, e un tempo portò con orgoglio questo nome, fino a quando si concluse nella valle di Catania una ridistribuzione del comune di 8000 abitanti. Come è possibile? Non so.

Militello Val di Catania (Militeddu in siciliano) si trova all’estremo nord dei Monti Iblei, a 40 km da Caltagirone e 54 km da Catania. Gli abitanti sono detti militellesi o millitellani. Nel 2002 il UNESCO il Val di Noto Patrimonio dell’Umanità, e con esso i comuni di Palazzolo Acreide, Caltagirone, Catania, Modica, Noto, Ragusa e Scicli e Militello in Val di Catania, il che è strano perché non è più in Val di Noto. Ammetto di non averlo recensito, quindi potrebbe esserci un semplice motivo e lo lascerò a quello.

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Perché i siciliani sono noti per essere gelosi?

Nel 1473 il castello di Militello fu teatro di a delitto passionale. Donna Aldonza Santapau fu accusata dal marito, il barone de Militello, Antonio Piero Barresi, di adulterio con il “caldo” Pietro Caruso. Pietro era soprannominato ‘Bellopiede’ perché sapeva ballare così bene. Entrambi sono stati orribilmente assassinati dal marito geloso. La vicenda dell’omicidio ha subito una svolta propria e oggi è considerata l’origine del proverbiale “siculo geloso” di cui, tra l’altro, il celebre racconto Cavalleria Rusticana da Giovanni Verga e dall’omonima opera di Pietro MascagnI. (Un lettore in seguito mi ha fatto notare che ciò non è stato dimostrato e che anche un altro omicidio in un’altra città avrebbe potuto essere l’ispirazione.)

Un terremoto ha lasciato il posto a una seconda giovinezza per il Val di Noto e il Val di Catania

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Nel 1693 un terremoto distrusse la maggior parte dei centri abitati Valle di Noto, che fece perdere anche alla città di Militello gran parte delle sue chiese, palazzi e residenze. Infatti, la città entra nella sua seconda giovinezza nel 18° secolo successivo, e poiché la regione è abbastanza prospera, decine di chiese e palazzi nello stile dell’epoca, che è chiamato barocco, vedono rapidamente la luce del giorno. . Fino all’Unità d’Italia, famiglie nobili regnavano nella regione e chiese e monasteri si occupavano del benessere dei cittadini e dei malati.

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Tutto andava abbastanza bene, oltre all’agricoltura c’erano molte attività economiche come la produzione di polvere da sparo, seta, salsola (sali di potassio per la preparazione del sapone), colla; abbronzatura (il 10% della popolazione era occupata); macinare il grano (tutti i mulini lungo i corsi d’acqua appartenevano al marchese); lavorazione del tabacco, anche per il tabacco da fiuto (è qui che il marchio “Tabacco Branciforte“). La maggior parte di queste attività terminò dopo l’unificazione nel 1861, quando anche chiese e monasteri dovettero interrompere molte delle loro attività. Come la maggior parte delle altre città della regione, il declino iniziò e rimase solo il settore agricolo. Negli ultimi decenni, molta attenzione è stato pagato al turismo.

La Festa del Fico d’India a Militello Val di Catania

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E così veniamo al cuore di questa storia, la festa del fico d’India o come viene chiamato in italiano, il fico d’India ‘fico dall’India’. Nella zona di Militello della Val di Catania sei circondato ovunque da cespugli di fichi d’India e frutti maturi ricoprono la strada tortuosa e i campi che attraversi.

Festival

Questo Sagra del fico d’India e della mostarda a Militello in Val di Catania inizia nel 1987 e si svolge ogni anno il secondo fine settimana di ottobre (tranne durante il Covid), ma il momento clou è sempre la domenica, quando, oltre alle bancarelle, l’onnipresente musica e le innumerevoli degustazioni, truppe di sbandieratori, orchestre musicali e un corteo di carri siciliani. Se sali per una delle ripide stradine di Militello e guardi verso il centro vedrai un mare di bancarelle (bancarelle) che vendono ogni genere di cose. Naturalmente ci sono casse, borse e camion pieni di fichi dall’India, ma anche olive, biscotti, ceramiche, piante e persino un mercatino delle pulci.

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Carretti siciliani colorati

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A differenza della ‘mostarda’ che conosciamo da Cremona, la versione siciliana è una massa abbastanza soda e compatta. Non inizierei a farlo da solo perché curare il fico d’India è un lavoro sgradevole, si ottengono le piccole spine nelle dita rapidamente e ci vuole molto tempo per lavarle via.

La parte migliore della festa secondo me è la sfilata con il Bersaglieri, le truppe d’élite dell’esercito italiano si precipitano in piazza in uniforme militare con i loro tradizionali cappelli di piume nere con squillanti trombe. Di lì a poco, gli almeno venti, ben conservati, tradizionali Carri siciliani con i loro cavalli ben vestiti. Su ogni carro c’è una banda che suona strumenti tradizionali e la folla riunita esulta esuberante a tempo.

Cosa vedere a Militello Val di Catania?

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I monumenti principali sono

  • il castello Barresi-Branciforte, edificato dai Normanni e completamente distrutto da un terremoto nel 1693;
  • la Chiesa di San Benedetto Abate, edificata nel 1616, a navata unica e tre cappelle decorate;
  • la chiesa madre di San Nicolò e del SS. Salvatore, edificata nel 1721 sui ruderi dell’antica chiesa dedicata a San Nicolò, a tre navate con pianta a croce latina, custodisce stupefacenti capolavori realizzati da alcuni dei più importanti artisti locali del Settecento;
  • il Santuario Santa Maria della Stella, fondato nel 1722, custodisce imponenti opere d’arte realizzate dall’artista toscano Andrea della Robbia nel XV secolo.
  • La città appartiene al Borghi più belli d’Italia.

Dove e cosa mangerete in zona

U’Trappitù

Il locale è stato ristrutturato e ringiovanito, le sue macine in pietra d’epoca lo caratterizzano, la cucina è curata dal famoso chef Vincenzo Messina ed è sinonimo di qualità e cura dei dettagli.

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Via Principe Branciforte, 125 – 95043 Militello In Val di Catania CT

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