Tutti dicono “letteralmente”

È stato descritto come un paradosso, un cortocircuito logico, persino un segno di degrado culturale. La presenza di letteralmente in frasi come “Sono letteralmente uno straccio” tendono ad attirare la nostra attenzione, e non da oggi. La ragione? Usare questo avverbio è bizzarro, se non inappropriato, quando ciò che stiamo dicendo non è inteso in senso letterale. Eppure quello che a prima vista sembra un bersaglio come tante delle nostre lamentele linguistiche risulta essere un’espressione sorprendentemente complessa. Sia per l’ampia gamma di reazioni che è in grado di suscitare – noia ed esasperazione, ma anche stupore e interesse, a seconda della prospettiva. Sia per la straordinaria diffusione del suo utilizzo. Costringendoci a chiederci perché un’abitudine linguistica che viene spesso vista come un errore continua a essere centrale nei nostri pensieri e nelle nostre conversazioni.

Il primo aspetto intrigante della domanda è che sia questo uso dell’avverbio che i suoi effetti destabilizzanti non sono prerogativa dell’italiano. In realtà esistono in modo praticamente parallelo, e ancor più prominente, nel mondo anglosassone. Famosissima, ad esempio, è l’esplosione di Jane Fonda nella serie televisiva La sala stampa. Una scena in cui la proprietaria di ACN Leona Lansing, durante una trattativa piuttosto tesa, informa per la prima volta i suoi interlocutori che il Webster Dictionary ha ufficialmente aggiunto l’uso offensivo alla definizione di letteralmente, poi minaccia silenziosamente di “dare fuoco all’edificio”, senza che possano sapere con certezza se intende davvero bruciarli. Famoso anche il poster dedicato all’espressione sui fumetti Fiocchi d’avena, diventa un’icona dell’umorismo nerd nelle università americane. Oltre alla presenza fissa di letteralmente Fra Colemanballs: una categoria che include le frasi bizzarre pronunciate dai commentatori sportivi britannici, in onore del giornalista della BBC David Coleman. Tra i quali troviamo pubblicazioni come “Quando era giovane Michael Owen era letteralmente un levriero”, così come innumerevoli altri esempi.

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Il secondo aspetto curioso è che, almeno in Italia, non siamo particolarmente d’accordo sul perché letteralmente infastidire anche noi. In particolare, si è recentemente affermata l’idea che questo uso dell’avverbio tradisca un atto di imitazione dell’inglese. Combattere, quindi, non tanto per il cortocircuito logico che innesca, ma perché trasmette negligenza, approssimazione e una goffa propensione a dare il proprio tono – i peccati capitali contro cui combattono i detrattori Anglicismi. Tuttavia, questa non è una posizione del tutto convincente. Certo, è possibile che negli ultimi tempi si sia assistito ad un aumento della diffusione dell’avverbio ispirato a una certa xenofilia. Tuttavia, resta il fatto che questo uso di letteralmente è attestato da (almeno) 150 anni, come testimonia un passaggio di un’edizione del Civiltà cattolica del 1876, dove si parla di un “libretto letteralmente divorato dal pubblico nonostante l’indignazione della stampa liberale”. Inoltre non è recente in inglese, come molti esempi pescato nella letteratura dei secoli precedenti. Il che contraddice prontamente il catastrofismo nostalgico di chi vede in questa espressione un segno del declino del linguaggio contemporaneo rispetto ai (presunti) bei vecchi tempi.

Infine, c’è un terzo mal di testa. In genere, le espressioni linguistiche che generano l’orticaria sono tipicamente associate a tipologie di persone molto specifiche: very good morning Kaffè evoca subito adulti molto indignati e non particolarmente esperti nell’uso dei social media; e la resilienza, tra le altre cose, evoca un serio tatuaggio di automotivazione sul corpo di un costruttore di palestra. Letteralmenteal contrario, è una parola demograficamente trasversale. Utilizzato in una così vasta gamma di situazioni che è difficile associarlo a un profilo specifico: vai anche dall’ultima generazione alla cronaca sportiva, dalla letteratura ai contesti più istituzionali. Come quello in cui il principe Carlo invitare a riconoscere calorosamente l’emergenza climatica, ricordandoci che “il mondo è letteralmente a un passo dal collasso”. Forse anche per questo lo stigma associato all’avverbio è sempre stato mantenuto a livelli astratti, senza incarnare gli stereotipi in carne e ossa – il buonissimo kaffè, ma anche i congiuntivi di Fantozzi – ‘altre allergie linguistiche da penetrare. più in profondità nella nostra immaginazione culturale. E così, la mente un congiuntivo fuori luogo ci fa sempre, inevitabilmente, raddrizzare le nostre antenne, molti di noi rimangono indifferenti a chi si dichiara “letteralmente uno straccio”. In effetti, alcuni trovano l’espressione anche divertente, o almeno curiosa.

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Al netto della percezione sociale della parola, resta aperta la questione fondamentale che affascina linguisti e filosofi: come si concilia il conflitto logico tra il significato dell’avverbio e il significato non letterale del resto della frase? La possibilità più accreditata, descritta da Michael Israel in a articolo Quello che è diventato un classico in materia è che in realtà il paradosso è tale solo in apparenza. L’opposizione chiave dietro letteralmente non sarebbe infatti tra un uso figurativo e letterale della seguente espressione, ma tra un uso approssimativo, pigro, “solo per dire”, e un uso preciso al contrario, perfettamente adatto alle circostanze – ad esempio, tra definire “uno straccio” dopo aver camminato qualche chilometro e aver provato fastidio muscolare, oppure dopo aver corso una maratona e non essere riusciti ad alzarsi da terra. Secondo questa teoria, usa letteralmente non aiuta quindi a creare esagerazione, ma serve piuttosto ad escluderla, segnalando a chi ci ascolta che le nostre certe parole vanno interpretate in tutta la loro forza espressiva.

Questa spiegazione ci permette di comprendere la sottile ma cruciale differenza tra letteralmente e avverbi meno controversi come assolutamente o davvero. Il primo suggerisce il rigore, l’assenza di distinzioni o eccezioni; Quindi funziona perfettamente per enfatizzare legami o consigli, ma manca della sfumatura del “vero significato della parola” che letteralmente riesce a trasmettere. Quest’ultimo ha più un effetto di accentuazione generico, che si sposa bene con gli aggettivi con cui va letteralmente storto. Fondamentalmente, pensa al contrasto tra il dire che una persona è “molto alta” – una descrizione un po ‘intonacata ma perfettamente naturale – e “letteralmente alta” – viceversa inascoltabile. In breve, quello che viene spesso descritto come un tic verbale vuoto senza contenuto è in realtà una parola altamente specializzata, che ha scolpito una nicchia definita nella grammatica, e quindi non mostra alcun segno di voler andarsene. Quindi è facile prevedere che, almeno per il prossimo futuro, questa espressione continuerà ad attrarre tutti. Chi lo usa, che saprà comunicare sfumature di significato difficilmente esprimibili altrimenti; e quelli che la criticano, che continueranno a combattere, e sempre un buon motivo per lamentarsi.

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